Federica Mangiapelo: il mistero del lago di Bracciano

 

federica mangiapelo

di Fabio Sanvitale

C’è un mistero sul lago di Bracciano: quello della morte di Federica Mangiapelo, ritrovata alle sei di mattina sulla spiaggia.

A sedici anni non si dovrebbe morire: ma così poi proprio no, buttati sulla nera sabbia del lago, senza che si riesca davvero a capire quali sono le cause della morte. Ma andiamo con ordine, riavvolgiamo il nastro e torniamo alle prime ore dell’alba del 2 novembre scorso, quando arriva l’allarme al 112: c’è un corpo, sulla spiaggia davanti allo stabilimento “Rosa dei Venti”. Ha la testa parzialmente nell’acqua, gli abiti bagnati, con della sabbia sopra: è il lavoro delle acque che si ritraggono.

I carabinieri poggiano il telo bianco sul corpo di Federica, si pensa all’annegamento. Ma annegamento quando? Nella notte?

Federica era uscita la sera prima col suo ragazzo, per andare ad una festa di Halloween, in un pub nella zona di Vigna di Valle, località subito attaccata a Bracciano. Come attaccato a Bracciano è Anguillara Sabazia, dove lei abitava.

A prima vista, nessun segno di violenza, dicono i carabinieri. Solo una clavicola lussata, qualcosa che succede, in genere, per un trauma da caduta.

Si pensa allora che possa essere venuta giù da un dirupo, ma in questo caso ne porterebbe molti altri, di segni: escluso. Si pensa all’omicidio, ma non si capisce come e perché. Si pensa ad una festa di  Halloween finita male e l’ipotesi tiene anche per un po’, grazie ai soliti giornalisti che si rendono ridicoli confondendo le feste al pub di Anguillara Sabazia coi culti satanici. O che pensano al diavolo guardando il calendario. O che ritengono che le cinque croci trovate sulla spiaggia, a un centinaio di metri dal cadavere, siano la firma dei satanisti e non il risultato di qualche ragazzino che si è fatto una birra di troppo.

Per undici ore i carabinieri torchiano il fidanzato, Marco Di Muro, per sapere esattamente tutto quello che è successo. Anche perché l’esperienza dell’investigazione criminale insegna che nel 75% dei casi un omicidio è commesso da chi conosce la vittima. Percentuale che sale quando si tratta di piccoli centri, di paesi. Ma Marco dice che non ha passato con lei tutta la serata. Sono stati al pub, certo. Ma l’ha lasciata alle 2,40 di notte in piazza, da sola; e che ha passato le ore successive con un altro amico suo, che conferma.

Federica: due bellissimi occhi, un sorriso aperto al mondo, una ragazza allegra e solare, che lavorava con il papà, da anni commerciante ambulante, con un banco di biancheria e vestiti al mercato.

Marco: 23 anni, cameriere in un ristorante di Anguillara. Adesso si dice che litigassero spesso e che fosse successo anche quella notte.

Senza andare troppo lontano, è chiaro che è da qui che devono uscire un po’ di risposte a quello giallo.

Intanto si procede con l’autopsia: né annegamento, né caduta, dice il medico legale. Nessun segno di colluttazione, nemmeno un graffio. Anzi, morte naturale: il che finisce col complicare ancora di più le cose. Morte naturale che dev’essere avvenuta intorno alle 4 di mattina.

La stessa ora in cui Luigi Mangiapelo si è svegliato e, vedendo che sua figlia non era ancora tornata, è uscito di casa a cercarla.

La stessa ora in cui Marco manda un messaggio su Facebook a Federica: “abbiamo litigato ma ti voglio sempre bene”.

Si torna, allora, escluse le altre cause, a parlare di un malore, almeno fin quando i risultati degli ulteriori esami autoptici saranno messi nero su bianco. Federica si sarebbe sentita male in spiaggia, si sarebbe accasciata, morta: è un’ipotesi. Ma malore perché? Dobbiamo aspettare l’esito degli esami tossicologici per sapere se aveva bevuto, se c’erano sostanze nel sangue. I familiari smentiscono con forza: Federica era pulita. Ma, naturalmente, il medico legale deve controllare tutto lo stesso.

E comunque: Federica era a piedi, quella notte. Com’è arrivata al lago, con chi? O si è sentita male altrove e, preso dal panico, quella persona l’ha portata sulla spiaggia del “Rosa dei venti” e l’ha lasciata lì?

Sembra, al cronista, di rivedere un vecchio film in bianco e nero: quello del caso Montesi, 1953, sul lungomare di Torvaianica. O quello della Decapitata di Castelgandolfo, 1955, sul Lago di Albano. Vecchie storie, certo, ma quando un cadavere si trova vicino all’acqua, nei dintorni di Roma, la storia insegna che non c’è andato certo da solo. Dio solo sa dove morirono Wilma Montesi e Antonietta Longo, ma sappiamo che perlomeno la seconda nascondeva un segreto.
I sedici anni di Federica, però, sono una faccenda un po’ diversa: la sensazione è che qualcuno l’abbia portata lì dopo la morte. E sembra anche difficile immaginare un segreto qualsiasi nella vita di un’adolescente come lei.

I dati di fatto, tuttavia, sono dati di fatto: il telefonino di Federica è sparito così come la borsa ed il giubbotto che indossava. Tanto spariti che in queste ore i sommozzatori dei Carabinieri li stanno cercando in fondo al lago di Bracciano. Anche queste sparizioni portano all’idea che ci sia qualcuno che sta nascondendo la verità: ma quale? Quella di un malore o quella di qualcos’altro?

Naturalmente, in queste ore si sta lavorando alla ricostruzione del traffico telefonico della ragazza. Se il telefono manca, allora può esserci qualcosa di importante, qualcosa che non sappiamo. Non ci aspettano, invece, grandi risultati dalle telecamere di sorveglianza della zona, sia perché sono poche, sia per le condizioni metereologiche di quella notte, in cui la pioggia cadeva e cadeva.

Ma soprattutto sembra davvero strano che in un piccolo paese come Anguillara nessuno abbia visto nulla. Che non ci siano testimoni per la spiaggia è del tutto spiegabile: a parte la strada provinciale che costeggia il lago, non ci sono abitazioni o ce ne sono poche. Ma che le tracce di Federica si perdano nel nulla nel centro del paese, in una notte in cui tanti ragazzi e ragazze come lei erano in giro sembra un po’ strano.

Sulla spiaggia, intanto, restano i fiori lasciati dagli amici.

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