Sarah Scazzi: il resoconto del testimone-chiave Anna Pisanò

 

pisanò

di Valentina Magrin

Ieri alla Corte d’Assise di Taranto, nel corso del processo per l’omicidio di Sarah Scazzi, che vede imputate la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano, per oltre quattro ore è stata interrogata una testimone-chiave dell’accusa, Anna Pisanò. Si tratta della donna che la mattina del 26 agosto 2010, giorno del delitto, intorno alle 9 si era recata a casa di Sabrina per un trattamento estetico, e lì aveva incontrato anche la piccola Sarah: «aveva la faccia triste, il viso all’ingiù e non salutò, contrariamente a quello che faceva di solito, sedendosi su un divanetto a maneggiare il cellulare – questi i ricordi della Pisanò – Chiesi a Sarah se stesse male, ma lei non mi rispose e Sabrina mi disse ‘Lasciala stare’. Sabrina guardava praticamente sempre Sarah quella mattina, a me sembrava che volesse farle capire di non parlare. Andai via dopo 15-20 minuti». Anche Sabrina quella mattina non stava bene: «Io arrivai molto presto a casa di Sabrina quella mattina – ha aggiunto – lei non stava bene, mi disse che aveva dolori alla cervicale, aveva vomitato appena alzata e vomitò anche durante il trattamento».

 

Quella di Anna Pisanò una deposizione ricca di elementi interessanti, che fanno emergere una serie di comportamenti ambigui tenuti da Sabrina Misseri proprio nei giorni in cui più si sarebbe dovuta preoccupare per le sorti della cugina. Continuiamo con le sue parole: il 28 agosto, 2 giorni dopo la scomparsa di Sarah, la figlia della Pisanò, Vanessa Cerra, si trovava appartata con il suo fidanzato accanto al palazzetto dello sport di Avetrana. In quel mentre aveva avvertito dei lamenti provenire dalla vicina campagna e, pensando potesse trattarsi di Sarah, aveva subito chiamato Sabrina, la quale però le aveva detto di essere in birreria «per dimenticare».

La Cerra aveva dunque chiamato i carabinieri. Poco dopo erano giunte sul posto Sabrina e l’amica Mariangela Spagnoletti, e Sabrina aveva commentato l’episodio dicendo: «Avete visto troppi film» e aggiungendo che, secondo lei, Sarah era stata rapita dai parenti del padre che vivevano a San Pancrazio Salentino. Rapita dai parenti, oppure uccisa. Già, Sabrina ipotizzava anche che la cuginetta fosse morta: «Dopo la scomparsa di Sarah – ha continuato la teste – chiamavo ogni giorno Sabrina per sapere se c’erano notizie e lei mi diceva che si sentiva che la cugina era morta. Anche Michele diceva che Sabrina gli riferiva che Sarah era stata rapita da zingari, rumeni o per gli organi».

Inoltre Sabrina «voleva cambiare sempre discorso. Io le chiedevo: ma se non ne parli tu che sei la cugina? Allora molte volte si prendeva a parlare di Ivano. Io invece le dicevo che mi sentivo e mi immaginavo che Sarah tornava. Lei mi rideva in faccia». Sabrina aveva un atteggiamento poco consono alla situazione: «Mentre io ero ansiosa per Sarah, non ho mai visto un vero dolore in lei. Le ho chiesto dopo la scomparsa se pensava di continuare a lavorare e lei mi ha risposto che era normale riprendere a lavorare. E infatti riprese a prendere appuntamenti per il suo lavoro di estetista».

Arriviamo alla sera del 6 ottobre 2010, quando Michele Misseri, dopo ore di interrogatorio, aveva confessato di essere lui l’assassino di Sarah e aveva indicato il luogo in cui aveva occultato il cadavere: «Capii dalla tv che Michele Misseri aveva confessato il delitto – racconta la Pisanò – ero in casa di mia figlia, che abitava di fronte ai Misseri. Vidi Sabrina uscire, mi avvicinai e lei mi disse ‘L’hanno incastrato, l’hanno incastrato’. Poi aggiunse ‘anche io dopo sette ore sotto torchio avrei detto di averla uccisa e dove l’ho messa, dopo sette ore ti viene quella cosa di dire la verità e farla finita, ma non l’ho fatto’ e si mise a piangere».

misseriAnche il giorno del funerale Sabrina sembra essere preoccupata da ben altro: «Io andai il giorno del funerale a casa di Sabrina, la invitai a venire allo stadio (dove ci fu la cerimonia, ndr) ma lei mi disse di no. Ci andai anche dopo la cerimonia. La signora Cosima piangeva. Le diedi le condoglianze, Sabrina era sulla poltrona. Io le ho detto che il funerale era stato terribile ma lei mi ha risposto dandomi la notizia che si era riavvicinata con Ivano». La Pisanò aveva anche chiesto a Sabrina perché non avesse parlato agli inquirenti del fatto che Sarah, il giorno dell’omicidio, era particolarmente triste, ma al contrario avesse riferito che la cuginetta era allegra e ascoltava musica: «‘Perché hai detto questo?’, le ho chiesto. ‘E perché non hai detto che era così triste, che quasi piangeva?’ Lei mi ha risposto: ‘Quello che ho detto ho detto: basta’. Io ho avanzato l’ipotesi che potessi parlare io ai carabinieri di quel particolare. ‘Tu non devi parlare con i carabinieri’ mi ha intimato. ‘Se ti chiedono qualcosa, tu non sai niente’»

Anna Pisanò, infine, ha dato informazioni importanti anche in riferimento al fioraio Giovanni Buccolieri, l’uomo che aveva detto di aver visto Cosima Serrano trascinare dentro la propria auto la nipote Sarah (per questo tra i capi di imputazione c’è anche il sequestro di persona), salvo poi auto-smentirsi dicendo che era solo un sogno e procurandosi e diventando a sua volta indagato per false dichiarazioni al pm. La figlia della Pisanò, Vanessa, lavorava come commessa nel negozio di Buccolieri: «Alla fine di settembre 2010 mia figlia Vanessa mi riferì che una persona le aveva detto di aver visto il 26 agosto precedente Sarah correre in strada, verso la scuola Briganti, seguita dall’auto di Cosima, che scese, l’afferrò per i capelli e la buttò in macchina. Vanessa non mi volle dire chi fosse quella persona, perché le aveva detto che l’avrebbero scambiato per uno che si inventa le cose o aveva sognato. Io poi capii che quella persona era il fioraio da cui mia figlia lavorava, Giovanni Buccolieri, e quando lo dissi a Vanessa lei me lo confermò. Vanessa allora mi riferì anche che il fioraio le aveva motivato così il suo comportamento: ‘Se fosse stata mia figlia avrei fatto diversamente, ma siccome non è mia figlia non voglio entrare in questa storia».

Al termine dell’udienza, la difesa di Sabrina Misseri ha chiesto l’acquisizione di un telefonino di Anna Pisanò e di Valentina Misseri: tra le due, dopo l’arresto di Sabrina, c’era stato uno scambio di messaggi.