Lovers’ Lane Killer: l’assassino dei parchi

adam's parkdi Olga Merli direzione@calasandra.it

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30 aprile 2013

Stato della Georgia – USA. Città di Altanta, Adam’s Park, 16 gennaio 1977. L’oscurità avvolgeva con il suo manto oscuro la strada deserta e proiettava le chiome degli alberi che la costeggiavano sul parabrezza dell’automobile, ferma, sull’incrocio. La sua folle corsa era finita contro un cartello, al bordo della strada.

Apparentemente, agli occhi del primo testimone accorso sul luogo, dovette sembrare un incidente d’auto; ma quando si avvicinò per guardare all’interno dell’abitacolo scorse, con stupore, i corpi massacrati di un uomo ed una donna, completamente nudi e imbrattati di sangue.  La vittima maschile era sdraiata sul sedile del posto di guida e la donna su quello posteriore.

La polizia, accorsa dopo qualche minuto, si rese immediatamente conto che non si trattava affatto di un incidente automobilistico. In quanto, le vittime, Labrian Lovett di 26 anni e la sua fidanzata Veronica Hill, appena ventenne,  erano stati attinti da numerosi colpi di arma da fuoco sparati a distanza ravvicinata.

L’uomo, come si leggeva nella perizia autoptica eseguita sui corpi, era stato colpito alla testa, allo stomaco e alla gamba destra, mentre la vittima femminile all’addome. Entrambi mostravano ferite da arma da sparo alle braccia, come se di fronte alla furia assassina che li aveva improvvisamente travolti le avessero sollevate, in un estremo tentativo di difesa.

“Non abbiamo molto su cui lavorare” fu il commento lapidario di W.K.Perry, il detective della “omicidi”, al quale all’epoca  venne assegnato il caso; “…sembra che il nostro uomo, attenda il momento propizio per portare a termine il suo lavoro…”, continuò l’investigatore, di fronte ad una platea di giornalisti incalzanti.
Le vittime, infatti, furono aggredite mentre con molta probabilità erano appartate in auto, per scambiarsi effusioni amorose, nel labirinto di sentieri, strade e viottoli che componevano l’Adam’s Park.

La polizia si limitò a interrogare amici e parenti delle vittime, dato che non erano emersi elementi sufficienti per elaborare un’attività investigativa mirata. Nessuna pista da seguire, quindi. Nessun apparente movente.

Soltanto l’ombra di una calibro 38 per un duplice omicidio; almeno così aveva stabilito la perizia balistica.

LO SPETTRO DEL SERIAL KILLER – La città di Atlanta era ancora scossa per quell’evento quando, a distanza di qualche settimana, l’assassino colpì ancora. Era il 12 febbraio 1977. A circa tre miglia dal tragico scenario del primo duplice delitto vi fu un’altra aggressione a una coppia di adolescenti appartati in auto.  Stessa tipologia di vittime. Identica scenografia per un delitto che appariva in fotocopia. L’ombra della morte, in questa occasione, si fece strada tra la fitta vegetazione e l’oscurità  del  West Manor Park, dove una coppia di giovani, ignari di ciò che stesse per accadere, si scambiavano effusioni, all’interno della loro auto.

Erano le 2:45 del mattino, quando un uomo di colore dalla corporatura robusta, e a volto scoperto, si avvicinò furtivamente all’abitacolo dell’ automobile dove i due ragazzi erano in intimità. Il riflesso della calibro 38 si specchiò nel vetro del finestrino e sparò in rapida successione sei colpi. Nessuno di questi, seppur mirati al petto dei due giovani, risultò poi mortale. L’assassino a quel punto provò ripetutamente ad aprire la portiera dell’auto che però risultò chiusa dall’interno.  Dopo qualche tentativo andato a vuoto si diede alla fuga a piedi, scomparendo nella boscaglia.

Gli spari attirarono l’attenzione di alcuni residenti che abitavano all’interno della riserva e che allertarono la polizia.  La coppia venne immediatamente soccorsa e trasportata in ospedale dove, in un secondo momento, riuscì a fornire agli inquirenti particolari preziosi sull’accaduto e soprattutto a dare un volto al killer  sconosciuto che teneva in scacco una intera città.

La testimonianza oculare dei due sopravvissuti, dovette apparire al detective Perry e a tutta la “squadra omicidi” una manna dal cielo. All’improvviso le indagini si rinvigorirono di nuova linfa. Gli inquirenti avevano in mano il prezioso e dettagliato resoconto delle vittime, scampate per un soffio alla morte. L’identikit del misterioso assassino e, addirittura, le tappe sequenziali del suo modus operandi.

Un killer lucido, in grado di attendere nell’oscurità il momento opportuno per dare inizio al suo macabro piano di morte. La scelta non casuale delle vittime: sempre giovani appartati in un’auto all’interno di un parco.

Ma il movente? La polizia escluse quello della rapina, dato che sulla scena del primo duplice omicidio sembrava che nulla fosse stato toccato. Il portafogli con soldi e documenti del giovane era ancora all’interno del cruscotto quando la polizia si apprestò a fare i primi rilievi.

Inoltre non vi era stata nessuna manipolazione del corpo femminile che facesse propendere gli inquirenti a ipotizzare attenzioni di tipo sessuale sulla donna, né tantomeno un tentativo di violenza carnale.

Ciò che aveva spinto l’assassino ad agire restava per gli investigatori un rebus tutto ancora da decifrare.

Esattamente un mese dopo quell’aggressione, mentre le indagini tentavano di far coincidere un nominativo all’ identikit  tratteggiato dalla coppia sopravvissuta all’ agguato, i contorni  del volto di quell’uomo misterioso comparvero di nuovo, sempre attraverso il vetro del finestrino di un’ auto appartata, sempre tra la vegetazione di un parco.

Davvero inquietante. La calibro 38, con una sfrontatezza non comune, tornò a colpire nello stesso luogo del primo omicidio.

adam's parkDi nuovo l’Adam’s Park.  Stessa coreografia.  Stesso copione.

Diane Collins, 20 anni, stava amoreggiando in auto con il suo fidanzato; la giovane coppia, incurante del pericolo che si nascondeva tra gli alberi,  non si accorse dell’ombra minacciosa che si avvicinava alla macchina.

La ragazza fu la prima a essere colpita: un proiettile la raggiunse alla testa e purtroppo per lei non ci fu più nulla da fare. Il suo fidanzato, colpito invece all’addome e al volto, nonostante il sangue gli offuscasse la vista riuscì a mettere in moto l’auto e tentare la fuga. Imboccò a singhiozzo una delle numerose uscite del parco e, dopo qualche centinaio di metri, si trovò a breve distanza dalla sua abitazione.

Nonostante fosse stato ferito gravemente riuscì ad allertare i soccorsi e venne immediatamente ricoverato. La polizia, in un secondo momento, raccolse la testimonianza del giovane e la confrontò con quella dei precedenti superstiti: tutti i particolari collimavano, dalla descrizione del killer alle particolarità del suo modus operandi. La perizia balistica confermò che a sparare era sempre la stessa arma, una calibro 38.

La stessa pistola che, come accade nelle migliori pellicole gialle, poco dopo svanì nel nulla così come era comparsa, insieme al misterioso assassino che la stringeva in pugno.

E che lasciò, la “squadra omicidi”, per diverse settimane, appostata in punti strategici della città; avevano predisposto una nuova strategia investigativa, basata sulla cadenza ciclica degli omicidi che prevedeva appostamenti mirati nei pressi degli obiettivi ritenuti sensibili, cioè all’interno dei numerosi parchi e oasi naturalistiche che circoscrivevano la città di Atlanta.

Sono passati trentasei anni. Dell’assassino nessuna traccia. Soltanto un identikit ingiallito all’interno di un fascicolo contrassegnato da una dicitura di colore nero: UNSOLVED.

Irrisolto. Così, come i numerosi interrogativi che agitano ancora la memoria di coloro che hanno vissuto direttamente quegli eventi. E di chi, scavando in un archivio impolverato, porta alla luce casi definiti ormai freddi.

Chi e per quale ragione, alla fine degli anni settanta, seminò il terrore tra la natura incontaminata di quei luoghi, portando la morte nell’abitacolo di un’automobile  appartata, in cerca di intimità?

Qual’era il movente che si nascondeva dietro le azioni di un assassino che, come titolarono diversi quotidiani dell’epoca, “uccideva l’amore”?
C’è sempre un motivo. Anche per le gesta di questo misterioso serial killer, restate senza un perché, battezzato dai giornali come il “Lover’s Lane Killer” dei parchi.

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