Annalaura Pedron, l’assassinio della baby sitter

Annalaura PedronPordenone, 2 febbraio 1988.

In un elegante appartamento al quarto piano di via Colvera, nel centro di Pordenone, la mattina del 2 febbraio 1988 viene scoperto l’omicidio di Annalaura Pedron, una ragazza di 21 anni originaria di Oderzo, in provincia di Treviso.

Annalaura faceva la baby sitter del bambino della famiglia De Gottardo-Giorgi. All’epoca il bambino aveva un anno e mezzo.

Il cadavere della baby sitter fu ritrovato sul divano del salotto. La giovane era quasi completamente nuda. Secondo i rilievi dell’autopsia, Annalaura Pedron presentava evidenti segni di strangolamento e fu soffocata “tra le 9 e le 10” di quel tragico 2 febbraio con un nastro adesivo o un laccio stretto al collo, e successivamente con un cuscino.

A scoprire l’assassinio di Annalaura Pedron furono i Vigili del Fuoco allertati dalla madre del bambino, che sentiva il pianto del figlio al di là della porta bloccata con la chiave dall’interno.

Saranno circa 6 le persone che per prime arriveranno, il giorno dell’omicidio, sulla scena del delitto, oltre al medico legale Giovanni Del Ben, che si occupò dell’autopsia sulla salma della baby sitter. Secondo il medico legale non ci fu nessun tentativo di violenza sessuale e la ragazza era vestita nel momento in cui venne uccisa.

 

L’assassinio della baby sitter, all’epoca, fece molto scalpore a Pordenone. Annalaura Pedron era conosciuta anche per la sua adesione alla setta Telsen Sao, all’interno della quale l’identità della ragazza era conosciuta con il nome di “Eviana”. A capo della setta, che aveva un largo seguito tra Veneto Orientale e Pordenonese, c’era un santone della zona friulana: il fondatore e capo carismatico Renato Minozzi.

Il caso del delitto di Annalaura Pedron fu per molti anni considerato un cold case, irrisolto e avvolto nel più fitto dei misteri, anche perché sulla scena del crimine – nelle ore successive alla scoperta del cadavere – arrivarono decine di persone e soccorritori prima che gli investigatori potessero dichiarare off-limits l’appartamento del delitto.

Eppure, sulla scena del delitto, ripulita dall’assassino, rimarrà una macchia che a distanza di anni sarà analizzata grazie alle moderne tecniche investigative della Polizia Scientifica, in particolare attraverso l’esame del Dna. Tecniche che all’epoca del delitto non erano ancora state messe a punto.

 

Dopo anni di vicoli ciechi, infatti, nel 2008 ci fu la svolta grazie alla prova del Dna di un uomo: Dna messo a confronto e trovato compatibile con quello del sangue trovato sul luogo del delitto. Accusato dell’omicidio di Annalaura Pedron fu David Rosset, all’epoca dei fatti non ancora quindicenne e oggi (n.d.r. 2010) trentaseienne. Non solo.

Le accuse non ricaddero soltanto su David Rosset, ma anche su sua madre, Rosalinda Bizzo: su di lei penderanno i reati di vilipendio di cadavere, favoreggiamento e frode processuale. Secondo gli investigatori, la donna avrebbe “coperto’” il figlio aiutandolo a nascondere le tracce.

 

LE PAROLE DELLA MAMMA DI ANNALAURA PEDRON