I giorni dei “Bambini di Satana”: storia di un incredibile errore giudiziario

Dovevano essere un gruppo di pedofili e stupratori satanisti: si risolse tutto in una bolla di sapone, a dimostrazione che la caccia al satanista criminale va sostenuta con prove solide e non con in testa le suggestioni di un film di Dario Argento. E’ l’anno del Signore 1996 quando la vicenda di questo gruppo bolognese (nato nel 1982) esplode sui giornali. Il 24 gennaio 1996 i carabinieri arrestano Marco Dimitri, Gennaro Luongo e Piergiorgio Bonora, rispettivamente leader, ex adepto e vice dell’associazione Bambini di Satana, un gruppo satanista. L’accusa: aver narcotizzato con un caffè e stuprato la 16enne Elisabetta Dozza, ex fidanzata di Luongo, durante una messa nera.  Dimitri è una guardia giurata che aveva pubblicizzato senza problemi i BDS su “Panorama”, da Enzo Biagi, al “Maurizio Costanzo Show”. Insomma, s’era fatto notare, non si nascondeva certo nelle grotte; per i riti particolari rilasciava regolare fattura. Luongo non si faceva più vedere nel gruppo da 3 anni, ma tant’è. Elisabetta era iscritta ai BDS ma non andava mai: racconta però di cadaveri sventrati, fatti a pezzi e bruciati in un forno, di messe nere celebrate in un palazzo di Pontecchio Marconi dove non verrà trovato nulla, di un “terzo livello” della setta fatto di personaggi insospettabili e potentissimi, inclusi dirigenti della USL. Già nel 1989  un carabiniere si era infiltrato nei BDS. Correvano voci, si parlava di rituali orgiastici non consenzienti: non emerge nulla. Nel 1992, irruzione dei carabinieri durante un rito a Savignano del Rubicone, si ipotizza sfruttamento della prostituzione: non emerge nulla.  Paola Cascella e Pierluigi Spiezia ci danno subito sotto su Repubblica: “La “Bestia 666” ha varcato il cancello della prigione a mezzanotte in punto e chissà se questo non è un segno dell’ Occulto. “Sua Eccellenza” Marco Dimitri, capo dei “Bambini di Satana”, qualche centinaio di affiliati a Bologna e in Italia, è finito in un girone del carcere della Dozza con l’ accusa di violenza carnale”. I cronisti inventano che nei floppy-disc trovati al quarto piano della sede di via Riva di Reno ci sono gli elenchi degli iscritti, tra cui tanti 12enni. Paura.  Ci sono invece i primi videogiochi ma i loro titoli (“Baby boy”) vengono letti come la prova che minorenni siano coinvolti.

Il 13 febbraio sono  tutti scarcerati, ma arriva una mazzata: Elisabetta ha detto di aver visto, una volta, anche un bambino piccolo e a Minerbio i genitori di “Federico”, 3 anni, si convincono sia loro figlio. E’ il 22 febbraio. Il bambino da tempo è ansioso, irritato, ingestibile, fa strani disegni inquietanti. Abita vicino casa di Luongo: comincia a parlare di messe, di strani riti. “Federico” dice di essere stato messo in una bara con uno scheletro e poi violentato. Sarebbe stata sua cugina, Linda Cerfogli, che gli fa da baby-sitter, a portarlo dalla setta. La logica imporrebbe grande cautela nel raccogliere la testimonianza di un bambino così piccolo (peraltro relativa all’agosto ’95), ma niente: si va avanti e a giugno i tre vengono riportati in carcere. Magari confessano, chissà. Il Pm Lucia Musti non sente mai direttamente il bambino, ma sempre tramite terzi. Mentre un’amica di famiglia disegna per “Federico”: follia. La stampa, nel frattempo, cavalca la storia: il mix di pedofilia e satanismo è irresistibile. Intanto, Dimitri si becca un’altra denuncia a Pompei, da parte di un ragazzo psicolabile. Il Resto del Carlino non esita a scrivere che i BDS sono ramificati in 35 città. Elisabetta dà i numeri: dapprima colloca lo stupro al 18-19 novembre 1995 (ma si scopre che il quarto uomo presente, Damiano Berto è in Thailandia), poi lo sposta una settimana avanti (ma una multa dimostra che lei e Luongo quel giorno erano da tutt’altra parte), poi lo fissa all’8 dicembre. “Federico” riconosce Luongo in foto e descrive parte della casa di Dimitri (che è comunque apparsa in tv molte volte).

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Inizia una caccia alle streghe che probabilmente influenzerà anche la nascita di un altro enorme caso di falsi abusi, quello di Massa Finalese e Mirandola, nel 1997, con tantissimi bambini sottratti alle famiglie sospettate di far parte del giro. In quei mesi in Italia è alto l’allarme pedofilia: il “Mostro di Marcinelle” è dell’agosto 1996. Così,  i “Bambini di Satana” diventano un gruppo di mostri orrendi, pericolosissimi. La loro colpevolezza non è messa assolutamente in dubbio, perché si sa: satanismo=violenza a donne e bambini. Una spruzzata di maialate morbose e via, il caso è servito secondo l’immaginario collettivo. Intanto, “Federico” comincia a dire di aver assistito a degli omicidi (lo stesso diranno i bambini di Massa e Mirandola), mentre la Procura sostiene che anche una 13enne è stata violentata, anche se la diretta interessata nega. Altri satanisti sono accusati: Damiano Berto, Cristina Bagnolini e Manuela Ferrari. Dimitri, Luongo e Bonora sono accusati anche degli immancabili sacrifici umani.

Nessuno ha capito, per iniziare, che Marco Dimitri, ha poco a che fare con l’immagine tradizionale del satanista che fa orge e sacrifica bambini: come dice Antonella Beccaria (che su questa vicenda ha scritto “Bambini di Satana“) ” il tipo di satanismo al quale Dimitri e i Bambini di Satana si richiamavano non era cristiano, ma pagano: ponevano l’uomo come divinità di se stesso e si rifacevano a teorie filosofiche che non riconoscevano l’esistenza di Dio“. Nessun pericoloso antagonismo col Dio cristiano, insomma. D’altronde, esistono diversi tipi di satanismo: ma questo all’epoca lo sapevano in pochi. Nessuno ricorda che in Italia c’è libertà di culto.

Alla fine saranno assolti tutti, perchè il fatto non sussiste. I cadaveri non si sono trovati, gli scheletri nemmeno e i cimiteri non si sono individuati. Dunque, Elisabetta Dozza si è inventata tutto: non si sa il motivo. I giudici troveranno le sue deposizioni contraddittorie, non confermate, piene di ritrattazioni. Ma come era potuta nascere una caccia alle streghe del genere?

1. “Federico”  ha i suoi disturbi con la nascita della sorellina, quando spesso capita ai bambini di protestare (e da qui il rifiuto del pannolone, della carne), ma nessuno lo capisce. L’intervento di religiosi crea il satanista che non c’è.

2. Interrogato e gestito male, senza rispettare i protocolli psicologici, è portato ad accusare le persone sbagliate anche grazie a domande suggestive

3. Una mancanza di conoscenza di cosa sia il satanismo porta investigatori e Pubblico Ministero a creare un pericolo inesistente. La Musti arriverà a scrivere un articolo sull’ “Osservatore Romano” (8 febbraio 1997) , nel bel mezzo delle indagini, in cui scrive che “l’uso del cadavere è essenziale nel rito satanico“.  Inutile dire che in Italia non sono mai state trovate tracce, nè prima nè dopo, di satanisti che facessero riti con cadaveri.

4. La stampa si accoda gongolando, per ignoranza, mancato controllo delle fonti, sensazionalismo e per aumentare la tiratura. Escono articoli deliranti.

5. Gli “esperti” sentiti sono in realtà degli ignoranti (quelli del  Gris, Il “Gruppo Ricerca e Informazione Sette” della Curia di Bologna e poi tanti sacerdoti). Ma come si fa a chiedere una consulenza proprio a loro? E’ come, in una causa di lavoro, chiederla alla Cigl o a Confindustria: ognuno darà ragione alla parte sua. E invece è a loro che si rivolgono gli investigatori. Con l’ovvio risultato di trovare il demonio che non c’è. Lo stesso Gris cui si erano rivolti i Dozza per trovare una soluzione all’instabilità della figlia e la famiglia di “Federico”. Ma un esperto laico, no?

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Fortunatamente, qualcuno in soccorso dei tre “Bambini” ci fu. Il “Luther Blissett Project“, pseudonimo usato da un gruppo di scrittori e intellettuali (parzialmente confluiti successivamente nel collettivo Wu Ming). Scrissero un libro, “Lasciate che i bimbi”, poi querelato dal Pm. E il Cesnur (Centro Studi Nuove Religioni), guidato dal principale studioso italiano di Storia delle Religioni, il professor Massimo Introvigne. La storia di Marco Dimitri si chiude il 20 luglio 2004, con il risarcimento stabilito dalla Corte d’Appello di Bologna per ingiusta detenzione. Per inciso, i BDS esistono ancora, ma nessuno li ha più accusati di qualcosa. Troveremo altri magistrati e investigatori che non sanno fare il loro lavoro, come ne troveremo altri che lo sanno fare benissimo (altrimenti non sarebbero stati assolti). Sono passati 22 anni da allora. Ma attenzione: potrebbe succedere ancora.

di Fabio Sanvitale