Il giallo di via Poma: la ricostruzione del giorno del delitto

via poma

di Valentina Magrin

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Simonetta Cesaroni è una bella ragazza di 21 anni. Vive con la sua famiglia e la sorella maggiore a Roma, nel quartiere Don Bosco. Ha una storia d’amore con un coetaneo, Raniero Busco, che tra alti e bassi va avanti da quasi un anno. Nonostante la giovane età Simonetta è una ragazza responsabile, che dà una mano al bilancio famigliare: dal gennaio 1990 lavora come segretaria contabile presso lo studio commerciale Reli Sas di Ermanno Bizzocchi e Salvatore Volponi. Proprio quest’ultimo nel mese di luglio le propone di lavorare alcuni giorni alla settimana nella sede dell’A.I.A.G. (Associazione Italiana Alberghi della Gioventù), un’associazione che fa riferimento Reli Sas. Simonetta accetta.

Martedì 7 agosto 1990 è l’ultimo giorno di lavoro per Simonetta, che si prepara alle tanto sospirate vacanze estive. La mattina si reca negli uffici della Reli Sas per discutere con Salvatore Volponi a proposito delle imminenti ferie. Per pranzo Simonetta torna a casa e, verso le 15.00, si fa accompagnare dalla sorella alla fermata della metropolitana. Intorno alle 16.00, Simonetta Cesaroni giunge nell’ufficio dell’A.I.A.G., situato in via Poma 2,  per sbrigare alcune pratiche. Il clima torrido di inizio agosto fa sì che lo stabile di via Poma, seppur a prima vista imponente, sembri quasi deserto.  Intorno alle 17.35  Simonetta ha un contatto telefonico con una collega, Luigia Berrettini, alla quale chiede informazioni circa una password di accesso a un computer. Alle 18.20, da accordi, dovrebbe chiamare Salvatore Volponi per fare il punto sul lavoro svolto, ma questa telefonata non viene mai effettuata. Simonetta non torna nemmeno a casa per cena e così, verso le 21.30, la sorella Paola lancia l’allarme. Telefona a Volponi chiedendo notizie, ma l’uomo non ne sa niente e non sa nemmeno fornire il numero di telefono dell’ufficio di via Poma. Paola e il fidanzato decidono quindi di passare a prendere Salvatore Volponi e suo figlio e si dirigono verso lo stabile di via Poma. Alle 23.30 Giuseppa De Luca, moglie del portiere dello stabile Pietrino Vanacore, accompagna i quattro all’appartamento numero 7, situato al terzo piano, scala B, e apre la porta. Volponi e suo figlio entrano per primi e si dirigono rispettivamente a destra e a sinistra del lungo corridoio.

il cadavere di simonetta cesaroniÈ Salvatore Volponi a trovare Simonetta Cesaroni: in fondo al corridoio, nell’ultima stanza, non quella utilizzata dalla ragazza per lavorare. Simonetta è distesa per terra esanime, con addosso solo il reggiseno abbassato, una canottiera arrotolata verso l’alto e dei calzini bianchi. Poco distante, ben ordinate, si trovano le sue scarpe. Nella stanza non si scorgono tracce di sangue eppure, si scoprirà, Simonetta è stata colpita da 29 coltellate, inferte in varie parti del corpo verosimilmente con un tagliacarte. Fatale si rivelerà però il trauma cranico provocato probabilmente da una caduta durante la colluttazione con l’aggressore. Qualcuno, dopo l’aggressione, si è preoccupato di riordinare la stanza, di ripulirla dal sangue e di portare via gli abiti e alcuni oggetti personali della ragazza. Viene dato l’allarme ma per Simonetta Cesaroni non c’è più nulla da fare. Inizia così quello che ancora oggi viene ricordato come “il giallo di via Poma”.

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