Garlasco omicidio di Chiara Poggi: le indagini

 

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di Valentina Magrin direzione@calasandra.it

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Gli inquirenti che indagano sulla morte di Chiara Poggi scartano fin da subito l’ipotesi della rapina finita male. Dalla casa in cui si è consumato il delitto, infatti, non manca nulla e i rilievi scientifici nella villetta individuano solo tracce di Chiara, dei suoi famigliari, degli investigatori, dei soccorritori, di un falegname che recentemente aveva fatto dei lavori lì e di Alberto Stasi.

È proprio su Alberto che si concentrano le indagini. Il suo tono di voce nella telefonata al 118 appare freddo e distaccato. Il suo alibi per le ore in cui si è consumato il delitto, ossia il fatto che era a casa sua a scrivere la tesi di laurea al computer, non convince. Inoltre, nelle suole delle scarpe che indossava al momento del ritrovamento del corpo di Chiara non ci sono tracce di sangue, e questo fatto insospettisce molto: il pavimento era pieno di sangue, com’è possibile che Alberto non l’abbia calpestato?

Infine, c’è la testimonianza di una vicina di casa che dice di aver visto una bicicletta appoggiata nel muro esterno della villetta dei Poggi proprio la mattina del delitto. Ebbene, nel pedale della bicicletta di Alberto c’è una traccia di Dna di Chiara.

Il 24 settembre 2007 Alberto viene arrestato. Il Gip, però, dopo 4 giorni lo scarcera, perché ritiene che non ci siano elementi sufficienti a giustificarne la detenzione. Alberto, seppur libero, resta l’unico indagato per la morte della sua fidanzata.

Il colpo finale alla sua immagine viene dato il 20 dicembre 2007, quando Stasi viene indagato anche per detenzione di materiale pedopornografico. I tecnici incaricati di analizzare il suo pc, infatti, trovano alcune decine di video e foto scaricati da internet e raffiguranti scene di sesso con minori.

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