Il mistero di Provvidenza Grassi: primi esami dopo il ritrovamento del corpo e della vettura

provvidenza grassi

di Simone Rinaldi

13 febbraio 2014

Sulla misteriosa morte di Provvidenza Grassi, la 27enne di Messina scomparsa il 10 luglio 2013 e ritrovata assieme alla sua Fiat 600 bianca lo scorso 23 gennaio sotto il ponte dell’autostrada in località Bordonaro, i nodi da sciogliere sono ancora molti.

In seguito al ritrovamento dell’auto e del corpo di Provvidenza, la settimana scorsa hanno avuto luogo i primi accertamenti. Il pubblico ministero, Diego Capece Minutolo, ha incaricato due esperti di ricostruire la dinamica dell’evento, effettuando un sopralluogo sul posto del presunto incidente.

Dai primi esami effettuati dai periti sulla Fiat 600 sono emersi alcuni segni sia sulla parte laterale sia su quella posteriore dell’auto. Sono segni che, al momento, non danno risposte certe: non è ancora chiaro se questi siano stati causati da un tamponamento con un’altra vettura oppure se si debbano all’impatto sul terreno dopo un volo di oltre 10 metri.

Nel frattempo è stato sequestrato il guard rail dove presumibilmente avrebbe urtato l’auto della ragazza, e quel tratto di strada è stato messo in sicurezza. Per quanto riguarda l’autopsia sul corpo di Provvidenza, bisognerà attendere ancora un po’ di tempo. Al momento del ritrovamento, infatti, il corpo della giovane era in avanzato stato di decomposizione. Tuttavia, saranno fondamentali le informazioni che se ne ricaveranno: sarà, forse, possibile stabilire sia la causa della morte sia il tempo trascorso.

Secondo la famiglia di Provvidenza non si è trattato di un incidente, ma di un omicidio. Il padre, Giovanni Grassi, assistito dall’avvocato Giuseppina Iaria, ha formulato una denuncia indirizzata alla Procura Generale di Messina, al comando generale e anche al Presidente della Repubblica, affinché le indagini vengano avocate, alla luce delle numerose leggerezze commesse dagli inquirenti sin dai primi giorni della scomparsa della ragazza. In particolare, il padre ha chiesto a gran voce che i carabinieri di Messina che hanno calunniato sia lui sia sua figlia siano congedati. Per ora, da indiscrezioni, si sa che quei carabinieri sono stati soltanto trasferiti in un’altra caserma.

Effettivamente appare molto dubbio l’operato degli inquirenti. Infatti, pochi giorni dopo la scomparsa di Provvidenza, i carabinieri chiamarono sua madre chiedendole chi fosse, in quanto, secondo loro, dai tabulati non risultava il suo numero. Aggiunsero anche che la ragazza aveva fatto uno squillo anonimo alla madre, la quale disse, però, di non averlo sentito. Su questo episodio resta ancora un fitto mistero, così come su altre chiamate al numero di Fabio, il ragazzo di Provvidenza, nei giorni immediatamente successivi al 10 luglio. Fabio, attualmente agli arresti domiciliari per detenzione e spaccio di stupefacenti, dichiarò di aver ricevuto delle telefonate nelle quali aveva riconosciuto la voce di Provvidenza: la ragazza, secondo il racconto dell’uomo, non parlava, piangeva soltanto, finché poi non aveva riattaccato. Tanti interrogativi, poche risposte. Il corso delle indagini è ancora lungo. Si attendono, perciò, ulteriori sviluppi.

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