Troppi omicidi e suicidi tra le guardie giurate

guardie giuratedi Alessandro Cascio

ex investigatore privato – segretario nazionale APIS

2 luglio 2014

Dai fatti di cronaca emerge che le armi in dotazione alle Guardie giurate (G.p.G)sono lo strumento – purtroppo – con cui vengono commessi circa trenta omicidi l’anno, così come evidenzia un articolo, uscito a gennaio, de “Il fatto quotidiano” e ribadisce un servizio de “Le Iene” andato in onda in aprile.

La motivazione giuridica che consente ai dipendenti degli Istituti di Vigilanza di essere armati anche fuori servizio è racchiusa nel presunto “rischio di rappresaglia” da parte dei criminali. Ma, se è evidente  che questo pericolo è concreto per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che combattono la delinquenza, è invece del tutto infondato per le guardie giurate che hanno solamente il compito di vigilare sui beni e non reprimono i reati.

Ma un’altra ragione per cui è molto sensato negare la disponibilità di un’arma fuori servizio alle Guardie Giurate è il fatto chiaro che siamo di fronte ad un lavoro particolarmente usurante che le mette – molto spesso – in condizione di stress cronico, che può provocare – disgraziatamente – risposte “emotive” pericolose per chi è in possesso di un’arma.  E, tornando alla cronaca, questo fenomeno appare evidente e preoccupante.

Nel 2012, secondo il “Rapporto  sulla criminalità in Italia” condotto dal Ministero dell’Interno gli omicidi volontari consumati sono stati 528. Quelli commessi per motivi passionali –oggetto del servizio de “Le Iene”  – sono stati 175, di cui una trentina compiuti  appunto con le armi in dotazione alle guardie giurate (o ex). Se considerate che le organizzazioni criminali hanno ucciso nello stesso periodo 84 volte, non è certo edificante sapere che le G.p.G. mettono insieme una quantità pari al 35% degli omicidi commessi in un anno dai clan mafiosi. E poi, è del tutto illogico e privo di senso lasciare la disponibilità dell’arma anche agli ex dipendenti degli Istituti Privati di Vigilanza: è una legge sicuramente da rettificare.

Sono anche convinto che sono pochissimi i servizi esperiti dagli Istituti in cui sia davvero indispensabile essere armati (forse solo il trasporto valori). L’arma a disposizione di una guardia giurata fuori servizio, alla luce dei gravi fatti di cronaca, anche recenti, deve essere considerato un pericolo per se stesso (a causa dei suicidi) e per la collettività (a causa degli omicidi) e non è davvero più giustificabile. E i dati oggettivi sugli omicidi passionali lo dimostrano. Solo lo scorso maggio – infatti – si è consumato ancora un omicidio commesso da una guardia giurata, che ha ucciso il proprio coniuge.

Nessuno vuole asserire, naturalmente, che le guardie giurate siano un branco di assassini fuori controllo, ma non possiamo neppure sottovalutare che questi omicidi siano una parte di quel “femminicidio” cui è ora di dire basta.

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