Chico Forti, intervista all’amico Roberto Fodde: “La verità uscirà presto”

roberto_chicodi Valentina Magrin direzione@calasandra.it

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15 marzo 2013

Chico Forti, ormai lo sappiamo, non è solo. A sostenerlo e a combattere giorno dopo giorno affinché venga fatta giustizia e possa finalmente tornare a casa ci sono migliaia di persone. Anche i mass media negli ultimi mesi stanno dedicando molto spazio alla sua vicenda. La sua storia ve l’abbiamo già raccontata nel dettaglio (leggi QUI).

Riassumendo: residente da diversi anni negli Stati Uniti, a Miami, Chico nel 2000 viene condannato all’ergastolo per essere il mandante dell’uccisione di Dale Pike, figlio di Anthony (detto “Tony”) Pike, avvenuta nel 1998. Chico in quel periodo era in procinto di acquistare da Tony il famoso Pikes Hotel di Ibiza. In realtà si trattava di una truffa ai danni di Chico, organizzata proprio da Tony Pike e da Thomas Knott, un tedesco che per molto tempo si era finto “amico” dell’italiano. Chico, che in passato aveva girato un documentario (Il sorriso della medusa) mettendo in luce alcuni presunti “errori di indagine” sull’omicidio dello stilista Gianni Versace (avvenuto a Miami nel 1997), non godeva di particolari simpatie tra la polizia locale. In particolare, aveva avuto dei problemi con il detective Gary Shiaffo, il quale inizialmente gli aveva fornito alcuni documenti riservati su Andrew Cunanan (ufficialmente l’assassino di Versace), ma col quale poi erano saltati gli accordi economici. Pochi mesi dopo moriva Dale Pike. Chico, che era stata l’ultima persona ad averlo visto in vita, fin da subito era stato interrogato e su di lui si erano concentrate le indagini. Ma proprio Gary Schiaffo gli aveva assicurato che la sua posizione non era a rischio. Così Chico, non avendo preso i dovuti provvedimenti (ad esempio nominare un avvocato), era stato arrestato e incriminato. L’epilogo è noto a tutti. Tuttavia, dall’analisi dell’indagine e del processo, sono emersi numerosi elementi che sembrano dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti di Forti. Sembra, piuttosto, che Chico sia stato in qualche modo “incastrato” e che non ci sia alcuna prova della sua colpevolezza. Una dettagliata relazione tecnica su questi aspetti è stata presentata alla Farnesina dalla criminologa Roberta Bruzzone.

Chico, dicevamo in apertura, ha molti sostenitori e amici, reali e virtuali. Quest’oggi vi proponiamo l’intervista fatta a Roberto Fodde, la persona forse più vicina a Chico, sicuramente quella che con lui ha il rapporto più diretto. Sardo di origine, ma residente a Miami dal 1995, Fodde segue il caso Forti da 8 anni e collabora attivamente alla ricerca della verità. In tutti questi anni è diventato amico intimo di Chico, tanto che gli fa visita ogni settimana. È dunque la persona che meglio di tutti ne conosce gli umori e quella grazie alla quale Chico è costantemente aggiornato su ciò che succede nel mondo esterno:

“Ci aiutiamo a vicenda come veri amici – racconta Fodde –  dandoci consigli e pianificando tante cose in modo che lui non si senta isolato dal mondo ma senta di farne ancora parte. Negli ultimi 8 anni lo avrò visitato almeno 200 volte includendo Natali, Capodanni, Pasque e feste del papà. È sicuramente diventato uno dei miei migliori amici e non lo abbandonerò sino a quando lo vedrò uscire da quella maledetta porta di acciaio come un uomo libero. La verità uscirà presto!

Signor Fodde, innanzitutto, come sta Chico?

Chico sta relativamente bene. È un uomo molto forte anche se certamente provato da 13 anni in carcere con la consapevolezza di essere un innocente e con 3 figli dai cui affetti è stato privato forzatamente. Ha un dono naturale di una memoria, di uno spirito di adattamento ed una forza di volontà fuori del comune che lo hanno aiutato a farsi rispettare e stimare sia dalle guardie che dagli altri detenuti. Questa è una regola basica se Vuoi sopravvivere in un carcere di massima sicurezza dove l’80% dei tuoi compagni di sventura sono veri assassini o criminali incalliti e senza scrupoli.

Negli ultimi mesi il caso di Chico Forti è finalmente salito alla ribalta: se ne parla molto sul web e in tv, se ne interessano i vip – da Fiorello, a Jovanotti e Red Ronnie – ma anche i politici, come ad esempio il Ministro degli Esteri. Chico è consapevole di tutto questo affetto e interessamento?

Certamente. Chico è al corrente di tutto e di tutti coloro che stanno lottando apertamente per la sua causa. Riceve quasi regolarmente posta dall’Italia e da me con le varie notizie che riguardano sia il mondo esterno che il suo caso in particolare. Chico è estremamente riconoscente per tutti coloro, Politici, VIP e Giornalisti che hanno messo la faccia per battersi per la sua liberazione.

Sono molti i personaggi “poco limpidi” che ruotano intorno alla vicenda che ha portato alla condanna di Chico. Di loro, dopo la condanna di Chico, sembrano essersi perse le tracce. Lei ci può dire, da quel che Le risulta, ad oggi dove si trovano e cosa fanno? Iniziamo con Thomas Knott, il tedesco che presentò Tony Pike a Chico e “diresse” le prime fasi della truffa ai suoi danni. Ricordiamo anche che la pistola che ha ucciso Dale Pike, pur non essendo mai stata ritrovata, è compatibile con una Calibro 22, proprio il tipo di arma in possesso di Knott e che, invece, è stata ricondotta a Chico…

Thomas Knott risulta rientrato  in Germania subito dopo la “condanna” farsa a pochi anni, divenuti poi solo alcuni mesi, del “plea Agreement”, cioè del patteggiamento nel caso che lo vedeva coinvolto assieme a Chico nelle accuse di truffa e di omicidio. Era un truffatore condannato già in Germania per una truffa colossale, ha continuato a truffare quando era a Miami e continua a truffare anche adesso. Le ultime voci parlano di truffe affittando barche di lusso nel sud della Francia, non pagando i proprietari e lasciando a “piedi” i disgraziati che si affidano a lui nella transazione. Si è rifatto chirurgicamente la faccia ed è coinvolto in una pseudo truffa nella vendita di partecipazione di miniere in Africa assieme ad altri tedeschi.

Passiamo a Tony Pike, il padre della vittima, nonché l’uomo che voleva vendere a Chico Forti un albergo del quale in realtà non poteva disporre liberamente…

Dopo la morte del figlio, di cui non ha mai cercato di sapere chi fosse il vero assassino, visto che Chico Forti non e’ considerato tale neanche nella condanna (essendo stato condannato per essere il “mandante”, ndr), Tony Pike si è ripreso la proprietà dell’Hotel come se niente fosse successo. Ora lo ha dato in gestione a una nuova società e fa il “ritirato” ospite dell’Hotel sino alla fine dei suoi giorni.

Infine Gary Schiaffo, il detective che in passato aveva avuto qualche problema con Chico e che, dopo la pensione, era diventato consulente del Dipartimento Criminale di Miami, alle dipendenze proprio di Reid Rubin, Prosecutor nel processo contro Chico…

gary_schiaffo

Il destino ha voluto che Gary Schiaffo, il leader detective nel caso della morte del presunto assassino di Gianni Versace Andrew Cunanan, e uno dei principali personaggi che hanno testimoniato contro Chico, sia stato arrestato nel 2010 per aver usato testimoni falsi mentre lavorava nell’Ufficio dello State Attorney (lo stesso al quale apparteneva il Prosecutor che ha che ha fatto condannare Chico) come investigatore di frodi assicurative… Questo fa capire come è facile mentire e far mentire pur di far condannare qualcuno.

Molto è stato fatto e molto ancora è da fare per riaprire il caso. Ci può riassumere ciò che è stato fatto?

Dal punto di vista processuale il caso di Chico Forti è considerato un caso chiuso: nel 2000 è stato condannato all’ergastolo senza sconti. È stato presentato un appello da parte degli stessi avvocati che lo hanno difeso in primo grado ed è stato rigettato senza motivazione. Successivamente sono stati incaricati dei nuovi avvocati che hanno presentato una azione legale che si chiama Post Conviction Relief Petition (o 3850), che consiste nella richiesta di rivedere il caso sulla base di elementi non presentati in Appello. Anche questa azione è stata rigettata senza motivazione più volte ( sono stati fatti ricorsi perché venisse ripresa in considerazione). Poi e’ stata presentata un’altra azione legale chiamata Habeas Corpus, molto importante perché permette ancora di poter prendere in considerazione elementi che possono far ridiscutere il caso. Per ragioni ancora a noi sconosciute questa azione legale è stata presentata dagli avvocati in ritardo di pochissimi giorni e pertanto rigettata. L’ordinamento Americano, nonostante sembrino perse tutte le speranze, permette ancora un’altra possibilità: chiedere di riaprire il caso sulla base di nuove prove, mai presentate né in dibattimento, né in Appello, né nelle varie azioni, e che non erano a disposizione dell’accusa e della difesa al momento del dibattimento o negli atti a disposizione delle parti.

Quali sono invece le prossime tappe?

Non abbiamo molte carte a disposizione, visto che moltissime delle montagne di prove dell’innocenza di Chico erano presenti negli atti del processo o nei documenti a disposizione delle parti, ma non sono stati utilizzati dalla difesa per ragioni che noi ancora non riusciamo a capire. Abbiamo comunque ancora una buona speranza che un giudice o una corte possa prendere in considerazione le nuove prove che stiamo esaminando per poter presentare questa domanda.

Dalle istituzioni americane, avete avuto qualche segnale positivo?

Nessuno, perché non abbiamo fatto ufficialmente ancora nessun passo, proprio per evitare che ci vengano messi i bastoni tra le ruote così come è successo nel passato. Il caso di Chico Forti è un caso scomodo, sta pagando per un crimine che non ha commesso le colpe di altri che non sono stati mai né investigati né addirittura cercati . Ecco perché qui negli Usa siamo assolutamente low profile con i mass media, sino a che questa domanda verrà presentata.

chico_fortiFinora c’è stato qualche segnale concreto che faccia ben sperare in una riapertura del caso?

Io ho la certezza, basata sulla conoscenza dei documenti, che Chico Forti è innocente ed è vittima di un clamoroso errore di Giustizia. La speranza è che una volta tanto si riesca a far ammettere le proprie responsabilità a un sistema che si considera quasi infallibile ma che ogni giorno è costretto a liberare persone che dopo anni di reclusione sono ritenute innocenti a causa di un errore giudiziario. Questo fa sperare che anche il caso di Chico possa essere rivisto da un giudice o da una Corte che abbia la coscienza da rifiutare che un innocente possa continuare a scontare una pena per un delitto che non ha commesso.

Come trascorre le sue giornate all’interno del carcere Chico?

Chico Forti  è una persona dal multiforme ingegno e da più di un anno insegna ai detenuti nelle classi del “RE-ENTRY” cioè dedicate a coloro che stanno ultimando la loro pena e stanno per rientrare nella società. Chico insegna Inglese, Spagnolo, General Knowledge (cultura generale), Matematica , Business etc…. Può anche leggere: il carcere ha una biblioteca e riceve regolarmente riviste. Ultimamente non pratica sport era allenatore della squadra di baseball e di pallavolo) perché un anno fa è stato operato di ernia.

Quando è stata l’ultima volta che ha visto Chico e come l’ha trovato?

Vedo Chico quasi tutte le settimane e negli ultimi 8 anni lo avrò visitato almeno 200 volte. Ci parlo telefonicamente tutti i giorni. Ha molta speranza in un aiuto del nostro Governo in maniera diplomatica, facendo capire alle autorità che noi teniamo alla sorte del nostro cittadino pur non intromettendoci nella loro giurisdizione, che non è possibile per uno Stato Sovrano. La diplomazia può fare tantissimo e questo caso di Chico Forti, secondo me, è un caso da risolvere soprattutto diplomaticamente perché eliminerebbe tanti ostacoli come ad esempio il rischio che Chico Forti, riconosciuto innocente, chieda un rimborso stratosferico per l’errore giudiziario: questo è un blocco a che il suo caso sia trattato senza paura.

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