di Valentina Magrin
7 MAGGIO 2010: il pm Calò e gli investigatori mettono in dubbio i 2 alibi forniti da Raniero Busco. Il primo, secondo il quale l’imputato avrebbe trascorso il pomeriggio del 7 agosto 1990 in compagnia di un amico, viene smentito dal fatto che l’amico ha poi sostenuto che quel giorno si trovava al capezzale della zia in fin di vita. Il secondo, secondo il quale ci sarebbero quattro testimoni del fatto che Raniero Busco il giorno dell’omicidio si trovava nel suo garage a riparare un’auto, lascia comunque dei dubbi: due amici di Busco sostengono di non ricordare tale episodio e gli altri due presunti testimoni – due amiche di famiglia – si sarebbero accordati sull’orario dell’avvistamento per rassicurare la madre di Raniero.
12 MAGGIO 2010: Cade definitivamente il primo alibi di Raniero Busco: l’amico Simone Palombi in aula conferma di non essere stato con lui il giorno dell’omicidio.
Vengono ascoltati gli amici di Simonetta e Raniero, compresa la migliore amica di Simonetta: tutti concordano sul fatto che il rapporto tra i due non fosse così burrascoso come raccontato dalla madre di Simonetta. Erano due ragazzi di vent’anni, lei più innamorata di lui, ma che vivevano una storia normalissima.
Viene fatta vedere un’intervista a Pietrino Vanacore risalente al 1990. L’ex portiere di via Poma, facendo sue le parole della moglie, racconta: a proposito di Salvatore Volponi “Un pomeriggio l’ho visto passare per andare negli uffici e poi indicare a due stranieri dov’era l’ufficio dell’associazione”. Ciò è in netta contraddizione con quanto ha sempre sostenuto Volponi, ossia di non essere mai stato in via Poma 2.
20 MAGGIO 2010: nel corso della decima udienza del processo per l’omicidio di Simonetta Cesaroni si discute sui nomi di persone fatti nel 2005 da Busco: queste tre persone,
secondo l’imputato, sarebbero state interessate a Simonetta e avrebbero avuto un indole violenta. È stato lo stesso Busco, in aula, a ridimensionare la cosa: è vero che aveva fatto questi nomi, ma non con l’intento di accusare qualcuno.
Gli esperti incaricati di esaminare il computer al quale stava lavorando Simonetta hanno dichiarato che il pc è entrato in funzione alle 16.37 del 7 agosto 1990 ed è stato spento accidentalmente all’1.26 dell’8 agosto.
7 GIUGNO 2010: Anna Rita Pelucchini e Maria Di Giacomo – le due amiche della madre di Raniero Busco – confermano l’alibi dell’imputato (quello secondo il quale il giorno dell’omicidio stava aggiustando una macchina nel garage di casa), ma rischiano di essere accusate di falsa testimonianza a causa di alcuni “accorgimenti” che avrebbero fatto nelle loro versioni a proposito degli orari.
Testimonia Giuseppa De Luca, moglie di Pietrino Vanacore. Dichiara di aver visto, il giorno dell’omicidio intorno alle 18, un uomo biondo di una certa età allontanarsi di spalle da via Poma. A proposito di Salvatore Volponi (che è presente in aula ma non depone, ancora una volta per motivi di salute) la De Luca dice: “Veniva spesso a via Poma. Il 7 agosto venne da me per farsi dare le chiavi degli Ostelli e mi disse se mi ricordavo di lui. Io l’ho riconosciuto perché veniva lì quando facevano le riunioni, ogni 15 giorni”.
Mario Vanacore, figlio di Giuseppa e Pietrino, parla ancora di Volponi al momento del ritrovamento del cadavere: “Volponi entrò negli uffici, io rimasi fuori. Entrò e diede un’occhiata in due stanze; poi tornò indietro e guardò nelle altre stanze. In una c’era Simonetta; disse ‘Bloccate, fermate Paola’, la sorella di Simonetta, e uscendo disse ‘Bastardo’. Non so a chi si riferisse”.
Viene riferito che Raniero Busco nel 2000 è stato denunciato 2 volte – da alcuni vicini di casa e dalla cognata – per liti violente degenerate in colluttazioni.
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GIALLO DI VIA POMA: LA CRONOLOGIA DEL PROCESSO A RANIERO BUSCO