Turismo sessuale: i mondiali di calcio saranno un vero affare

ecpatdi Fabio Sanvitale direzione@calasandra.it

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14 giugno 2013

Un mondiale di calcio è divertimento, ma anche un ottimo affare per chi organizza turismo sessuale. All’Ecpat, l’organizzazione internazionale che si batte contro questo crimine disgustoso, lo sanno bene e hanno lanciato l’allarme:

“Sì, i Mondiali 2014 possono essere un’occasione, ci sarà un enorme flusso di gente che si sposterà in Brasile e così la criminalità organizzata si prepara. Sappiamo che hanno cercato insegnanti di lingue, per insegnare alle prostitute soprattutto inglese e italiano, prevedendo che i flussi turistici principali arriveranno da questi paesi” ci dice Yasmin Abo Loha, coordinatrice di Ecpat Italia, la più grande rete internazionale di organizzazioni che si occupano di turismo sessuale e di sfruttamento sessuale dei minori.

Confessiamo che non ci saremmo mai aspettati che il mercato del turismo sessuale fosse gestito con criteri così manageriali. Qualche giorno fa un sito ha lanciato l’allarme: noi italiani saremmo i primi al mondo, come clienti. Ma è vero?

“Non è esatto. Siamo nei primi cinque posti insieme a Germania e Stati Uniti. Come facciamo a sapere quanti italiani fanno turismo sessuale? Non possiamo saperlo con precisione, certo. E infatti sono stime: ma ricerche condotte nei bordelli e tra ex prostitute ci consentono di dire da quali Paesi viene la maggior parte dei clienti”.

Non è comunque un risultato di cui essere orgogliosi, certo, anche se la mancanza di altri Paesi ai primi posti si spiega poi assai facilmente: se non ci sono è solo perché non hanno ancora i soldi per volare in Thailandia, nelle Filippine, in Kenya, in Brasile, così come in Colombia e nella Repubblica Dominicana, dove è facile comprarsi una bambina per un’ora. Dove il turista coi soldi lo noti subito, dove è pieno così di famiglie disposte a questo, pur di migliorare il tenore di vita. E’ un circolo vizioso, perché loro sono poveri: ma noi forniamo i clienti. Anche perché capita che, in tanti Paesi, la prostituzione minorile non sia ancora un reato… “Ci sono Paesi del mondo dove la prostituzione è legale dai quindici anni, come la Colombia fino a qualche anno fa…” ci spiega Abo Loha.

Anche la definizione del turista sessuale sfugge alle regole: l’età media si è abbassata e sono ormai coinvolti tutti quelli che hanno dai vent’anni in su, così come tutte le fasce di reddito; i single come gli sposati. E, sempre più spesso, sono persone che commettono abusi solo quando sono lontani da casa, lontani da chi li conosce e frequenta. “Partono da tutti i Paesi del mondo, inclusi il Giappone e la Russia – conferma Abo Loha – e il flusso è organizzato tramite internet. E’ passato il tempo delle agenzie di viaggio che organizzavano: ora per legge è vietato. E’ anche vero che si può fare del turismo sessuale senza averlo pianificato alla partenza”.

In che modo? “Il tassista, il cameriere, c’è tutto un sistema di persone con cui il turista entra necessariamente a contatto e che lo induce ad avere un contatto occasionale con la prostituzione minorile; e poi c’è il pedofilo organizzato, certo, quello che c’è già stato. Quello che ha i contatti, che sa dove andare”.

Cosa si può fare? “La legge che abbiamo in Italia è una delle migliori al mondo. Poi va applicata. Manca una banca dati, a livello internazionale, degli italiani arrestati e processati all’estero: noi oggi non sappiamo se un italiano che qui è pulito, invece ha precedenti penali all’estero sulla pedofilia. Non è che mancano le convenzioni internazionali: è che non si applicano. E’ una questione culturale, di sottovalutazione, che non riguarda solo i paesi poveri ma anche quelli ricchi: la sessualità come merce di scambio è anche qui in Italia, se le ragazzine si spogliano in webcam per avere le ricariche telefoniche”.

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