Inchiesta – Deep Web, l’internet invisibile. #3 Quello che c’è dentro

deep web

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di Fabio Sanvitale (per contatti clicca QUI)

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24 gennaio 2014

Nelle scorse puntate abbiamo visto come entrare nel deep web.

E’ come trovarsi in una città nuova, giusto? Se hai bisogno di una guida, che ti spieghi più di quanto ti dico, bene, la trovi qui.  E’ un manuale on-line che ti spiega (in inglese) come ci si muove quaggiù. Se vorrai saperne di più, è utilissimo.

Ma adesso cerchiamo i primi siti. Hai già visto che Google, qui, non funziona. La maggior parte dei link che ti suggerirò in questo articolo, quindi, sono accessibili solo se nel tuo computer hai installato Tor (per saperne di più rileggi la seconda puntata). Come motore, Tor propone StartPage, (che non conserva traccia della tua ricerca: siamo o non siamo in una darknet?), ma trova metà di quello che cerco. Volendo fare meglio, ci sono Deep Search, Torch e The Abyss, anche se da nessuno di loro puoi aspettarti la precisione di Google. Esiste anche Duck Duck Go, un meta-motore (cioè, che cerca su più motori), ma garantisce assai meno sicurezza di quanto promette.

 

tor libraryQui, per muoversi, bisogna usare anche delle directory, degli elenchi di siti. Per esempio, l’ Hidden Wiki, una ricca collezioni dei principali siti presenti; oppure la Tor Library, dal cui index puoi arrivare ad un insieme di testi sui più vari argomenti (dall’anarchia alla criptografia, dalla cucina alle tecniche di sopravvivenza), mentre nella home trovi i grandi classici della letteratura, dalla Woolf a Hemingway, in inglese.

Secondo un recente studio realizzato da Pierluigi Paganini e Richard Amores (e basato sull’esame di 25.000 siti del deep web), la composizione del mondo invisibile è questa: il 28% dei siti/blog/forum si occupa di hacking, il 23% di cyber crime, il 17% di propaganda politica o terroristica, il 4% di pornografia e pedofilia. Significa che circa i tre quarti (il 72%) ha a che vedere con reati potenziali o reali. Cosa c’è nel resto? E-commerce, collezioni di link e dizionari, attivisti politici, ad esempio. Ovviamente, in questi mesi sulla stampa hanno fatto più notizia i primi che i secondi…“A livello internazionale, Tor  – mi dice Pierluigi, Chief Information Security Officer di Bit4Id -viene sempre più usato per ospitare botnet e questo incrementa molto il traffico. Mi spiego. Se voglio fare un attacco tipo Anonymous, come coordino l’azione d’attacco dei miei pc verso altri pc, per rubare dati e identità? Con una struttura di controllo botnet, fatta di server che non sono pubblici… e l’ideale per nasconderli è la rete Tor. Questo tipo di attacchi sono responsabili del grande e recente aumento del volume di traffico, in buona parte…oltre la vicenda Snowden, ovvio”.

Se invece vuoi andare su cose pesanti, nel deep web si apre un mondo. Vai su Tor Links. Come lo apri, capisci che la logica è la stessa di quando entri in un quartiere malfamato. Devi cambiare regole, perché  giochi fuori casa. Devi guardarti le spalle. Ci sono siti dove comprare droga. Su Rent-a hackers ti offrono i loro servizi persone che possono entrare nel pc dei tuoi nemici (o presunti tali). Poi, altri siti dove comprare ogni tipo di armi e anche granate… altri dove ci sono assassini professionisti, mercenari di cui servirsi per fare fuori qualcuno (o così dicono).

uk passportSu Uk Passport ti chiedono se vuoi un passaporto britannico (falso, ovviamente): per la cronaca, viene 2.500 sterline. E poi un miliardo di forum sui più vari argomenti, dalla psicanalisi alla politica, dagli ufo alle semplici quattro chiacchiere. A RespiraTor, lo spazio dove sfogarsi.

I siti, comunque, spesso si assomigliano. Grafica zero, pubblicità ovviamente zero. Tutto molto spartano, come nel primo web di vent’anni fa. Qui l’estetica non è al primo posto!

C’è anche un forum tutto italiano, Cipolla 2.0, dove si parla di droga, fabbricazione di bombe fai-da-te e account paypal falsi.

Nel mondo sotterraneo, ovvio no?, non puoi pagare nessun acquisto con la tua carta di credito e nemmeno con Paypal: quindi userai i bitcoin (che peraltro sono usati per fare donazioni anonime anche da siti della clearnet). Definirli “moneta virtuale” è del tutto sbagliato, visto che si tratta di soldi reali, usati però secondo procedure che garantiscono la non rintracciabilità dell’acquirente, perché ad un pagamento in bitcoin non è legata nessuna informazione personale. Ogni transazione è infatti accompagnata da una serie di operazioni false, fatte apposta per confondere i server. Ed è solo quando il compratore vede che la merce è arrivata che i suoi bitcoin, immobilizzati presso il sito che ospita la transazione, vengono effettivamente svincolati verso il venditore.

darknetI bitcoin sono basati su un algoritmo inventato nel 2009 dal giapponese Satoshi Nakamoto (perlomeno, così ha detto di chiamarsi). Ad esempio, puoi acquistarli qui. Già, ma chi c’è dietro l’economia invisibile dei bitcoin? Da chi stai comprando? Difficile dirlo. Fatto sta che i bitcoin stanno espandendosi molto, come racconta il “Corriere della Sera”.

Nella prossima puntata vedremo se, in questo mondo nascosto, il nostro anonimato è davvero al riparo da attacchi e indagini. Come quelli di Anonymous e dell’Fbi. (continua)

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