Rapporto 2013 sulla sicurezza: gli italiani hanno paura, la colpa è dei telegiornali

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di Fabio Sanvitale (per contatti clicca QUI)

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25 febbraio 2014

E tu, ti senti al sicuro? Quanto hai paura, ogni giorno? La Fondazione Unipolis ha presentato il suo rapporto 2013 sulla sicurezza degli italiani, realizzato insieme a Demos&Pi ed all’Osservatorio di Pavia. E’ un appuntamento fondamentale per capire come percepisci la sicurezza. Una cosa salta all’occhio: nelle interviste un italiano su due è preoccupato per la criminalità, un terzo particolarmente per i furti nelle abitazioni (ma oltre la metà è soddisfatta delle forze dell’ordine). Mi colpisce, però, che l’84% di noi descrive un forte aumento della criminalità in Italia.

Ma il bello, ne abbiamo già parlato QUI, è che i reati più gravi sono in diminuzione, in Italia. Eppure, non è questa la realtà che percepisci. Come mai? Tutta colpa della tv? Vediamo. Certo, le “notizie ansiogene” stanno diminuendo nei Tg (dal 27% del 2010 al 16% del 2013) e questo ci fa bene. Però restano sempre tante e il Rapporto 2013 fa un paragone con l’Europa. Così, ci dice che, “il principale TG nazionale, nel periodo 16 dicembre 2013-5 gennaio 2014, ha dedicato oltre il 58% delle notizie che hanno che fare con tematiche cosiddette “ansiogene” a fatti legati alla criminalità; e soltanto il 4,4% a informazione su crisi, impoverimento e perdita di lavoro. Percentuali esattamente rovesciate per il TG britannico, mentre in Germania il 33% ha riguardato i temi della crisi economica e solo il 16% quelli criminosi, in Francia 19% e 13%, in Spagna 19% e 51%.

Se invece si valutano le testate quotidiane cartacee, in Italia è in assoluto la politica a farla da padrona, con un 32% di notizie complessive. Uno spazio molto maggiore rispetto ai giornali degli altri paesi europei, che si occupano maggiormente di crisi economica e soprattutto di politica estera. Il che conferma un’ulteriore “anomalia” dell’informazione italiana nel contesto europeo, la scarsa attenzione ai fatti del mondo a vantaggio di una impostazione il più delle volte autoreferenziale”. Insomma, i nostri media – anche se, va detto, molto meno degli scorsi anni – ci rimpinzano di politica, si scordano il mondo reale e ci imbottiscono ancora – anche se sempre meno – di notizie “ansiogene”.

Così, se ti ripetono di continuo che il problema della criminalità è al primo posto, tu, indipendentemente dalle cifre reali, ti convinci di vivere nell’emergenza. E hai paura. Anche in questo, all’estero sono più realistici. Leggiamo: “Se negli anni 2007-2008 prevaleva in Italia una modalità comunicativa che teneva insieme il binomio “criminalità-immigrazione”, tra il 2010-11 ha prevalso la serializzazione dei fatti criminosi, ed a dominare sono state le notizie e le informazioni relative ai crimini più violenti ed efferati. Nonostante il 2013 sia stato l’anno in cui si è avuto il minore tasso di omicidi dall’Unità d’Italia. In nessun altro paese i TG danno tanto spazio ai fatti di cronaca nera, con la parziale eccezione della Spagna”.

E’ proprio Ilvo Diamanti, docente all’Università di Urbino e direttore scientifico di Demos&Pi  a spiegarlo bene:  “la paura in Italia viene usata come una fiction, così i processi non finiscono mai e le vittime non hanno mai il diritto di morire. Oggi c’è l’insicurezza che cresce a causa della crisi economica: e si tira dietro anche quella di altri settori, come il crimine. Ed i più spaventati sono gli anziani, perché questa è una società vecchia, nemmeno ringiovanita dagli immigrati e dove anzi i giovani se ne vanno a cercare futuro altrove. Poi, ci sentiamo incerti perché siamo inaffidabili dal punto di vista politico, come gli spagnoli. Ma intanto i media hanno pompato i suicidi degli imprenditori per un anno, quando invece erano nella media storica: adesso che sono davvero aumentati oltre la media non se ne parla più, non sono più usati per dare una faccia alla paura”.

Sì, perché da noi i media dopo averti raccontato la società per singoli casi ripetuti fino allo sfinimento (Cogne, Avetrana, Ragusa), adesso lo fa per tematiche, raccontate però secondo la logica dell’emergenza: così, nel 2013 non s’è parlato più di femminicidio e di suicidi degli imprenditori, non hanno più fatto notizia (come i cani killer di alcuni anni fa: te li ricordi?).  L’unico argomento che non muore mai è la politica.  Ma, in tutto questo, tu non vieni mai trattato da cittadino, perché sei sempre uno spettatore.

E le reti, come si comportano le singole reti? A macchia di leopardo. Studio Aperto usa più di tutti la nera: oltre 1.300 notizie “ansiogene” nel 2013. Il Tg2 invece l’ha più che dimezzata negli ultimi tre anni. Spicca il cambio editoriale del Tg1, ora la quantità di notizie sul crimine è fortemente ridotta. Vuoi restare un po’ tranquillo, stasera? Guardati il Tg3 o La7: di nera, loro, ne parlano sempre pochissimo. Per fortuna.

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