Gilberta Palleschi: l’assassino abitava a 800 metri

Si chiude così, dopo ben 40 giorni di ricerche, il mistero dell’insegnante di Sora. Risale a ieri il ritrovamento del corpo della donna a 20 km dal luogo dove era stata vista l’ultima volta (ve ne avevamo parlato qui). Ora l’assassino di Gilberta Palleschi ha finalmente un volto e un nome, fin troppo familiare.

Il corpo di Gilberta è stato recuperato ieri nelle campagne di Campoli Appennino, piccolo comune in provincia di Frosinone, nel Parco nazionale d’Abruzzo. Un’operazione talmente complicata per i Carabinieri del reparto operativo provinciale e gli esperti del Ris, che sarebbe stata di certo impossibile se il colpevole non avesse confessato l’omicidio ed il luogo esatto. Per recuperare il corpo – in una scarpata di circa cento metri – è stato necessario anche l’impiego di un elicottero e di una squadra di speleologi fluviali.

Il profilo dell’assassino. Le attenzioni dei carabinieri si erano concentrate su di lui anche in virtù di precedenti specifici per violenza sessuale: Antonio Palleschi, un muratore di 43 anni (contro i 57 della donna), che abita a soli 800 metri dalla casa di Gilberta. Questo fa pensare che la conoscesse da tempo, di vista. Forse anche per la casualità di avere il suo stesso cognome, pur non essendo imparentati.

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Per quanto è stato possibile ricostruire tramite le telecamere di sorveglianza lungo la via, l’uomo l’ha vista uscire di casa e, dopo essere stato indeciso, l’ha seguita per violentarla. Ignara di quello che stava succedendo, Gilberta camminava per il solito percorso di 8 km durante sul era solita fare jogging, fino a che non è stata aggredita. Uccisa dopo aver reagito ad un tentativo di stupro da parte dell’uomo, aggredita a calci e pugni e finita con una serie di colpi di pietra alla testa.

Antonio Palleschi, adesso, è accusato di omicidio, occultamento e vilipendio cadavere. Ma c’è di più, in quest’orrore senza fine: la mancanza di pietà non si è fermata con la morte della donna, no. Palleschi ha infierito sul corpo di Gilberta anche il giorno dopo: secondo l’accusa l’uomo, dopo aver nascosto il cadavere,  è tornato sul posto il giorno dopo, tentando di avere un rapporto sessuale.

Come l’hanno preso? Ad incastrarlo sarebbero state  le analisi delle celle telefoniche e la testimonianza di una donna, che l’avrebbe visto caricare il corpo della vittima sulla sua automobile. Che si trattasse di un’aggressione era un dato quasi certo, specie dopo il ritrovamento di alcuni oggetti della vittima nel luogo dove un secondo testimone l’ avrebbe sentita urlare, proprio nel giorno in cui era scomparsa.

Una famigliare della donna, non a caso, ha dichiarato ieri alle telecamere del programma “Chi l’ha visto”: “Martedì mattina, con le cuffiette alle orecchie, Antonio Palleschi si trovava sotto casa nostra“. In questo piccolo paese dove tutti si conoscono, Gilberta non poteva sapere che il suo assassino abitava a pochi metri da lei. Che il senso di colpa lo abbia spinto, di fronte ai carabinieri, a dar pace alla famiglia di lei  e una conclusione a questo caso?

di Barbara Polidori