Il Corriere della Sera ha scritto balle sulla Saponificatrice di Correggio

E’ la più nota serial killer italiana, ma per il Corriere della Sera, edizione di ieri, è stata l’occasione per rifilare un po’ di giornalismo disinformato ai propri lettori. Vediamo cos’è successo: parliamo di Leonarda Cianciulli, che tra il 1939 ed il 1940 uccise tre donne e -dice la leggenda- ne fece sapone e pasticcini, che poi offrì alle amiche. Passò alla Storia come la “Saponificatrice di Correggio”. Tutto molto bello, ma è falso. Scusate se mi cito da solo, ma nel 2011 scrissi un libro su di lei, con Vincenzo Mastronardi (“Leonarda Cianciulli. La Saponificatrice“, Armando Edizioni), per raccontarne la vera storia. Tre anni di ricerche, migliaia di atti processuali spolpati pagina per pagina. La dimostrazione che esisteva un complice e il suo nome. Esami grafologici e della scena del crimine affidati ad esperti. Le indagini rifatte da capo. In buona sostanza, sono una delle pochissime persone in Italia che hanno esaminato gli atti processuali e letto ogni rigo. L’unica che ha investigato nuovamente. Ne saprò qualcosa. Poi arrivano due balde colleghe del Corriere (Leda Balzarotti e Barbara Miccolupi) e gli dicono:ehi, fate un articolo sulla Cianciulli, è l’anniversario della morte! Loro si fanno un bel giro nel web, copiano quello che trovano e scrivono un articolo, che così lo saprebbe fare anche uno studente delle superiori. Ed ecco cos’ha scritto il Corriere della Sera di ieri e tutte le balle ivi contenute nel pezzo.

  1. La madre l’aveva maledetta in punto di morte. Non è vero, lo racconta lei nel mastodontico memoriale che scrisse in manicomio; 742 pagine di pure invenzioni, ampiamente smentite dalle indagini dell’epoca. Al Corriere non viene alcun dubbio che possa essere falso.
  2. A Correggio leggeva le carte e preparava amuleti e pozioni. Falso. Nessun testimone, all’epoca, riferì queste cose. In un paesino come Correggio si sarebbe saputo, no? E tantomeno fece le stesse cose in manicomio.
  3. Una dentiera e ossa umane furono scoperte a casa della Cianciulli. No, nel pozzo nero del palazzo dove abitava. Fa una bella differenza. Nel pozzo nero ci aiuta a capire la verità: che provò a bollire i cadaveri, ma non ci riuscì.
  4. La Cianciulli sciolse i corpi delle vittime nella soda caustica. Falsissimo. I corpi non furono eliminati in quel modo, così teatrale e favolistico. Ci provò appena. Mai trovato un solo testimone che avesse comprato mezza saponetta, o un’amica che avesse partecipato a un tè delle cinque a casa sua. Nel libro, grazie a precise indagini criminalistiche, spiego cos’è successo veramente.

In poche parole, la verifica delle fonti è una cosa seria, nel giornalismo. Va bene che la Cianciulli è roba vecchia, ma nello stesso tempo è un colosso della Storia Nera del Novecento italiano e della criminologia. E andiamo ancora in giro con la storia del pentolone, delle maledizioni, delle pozioni, dei pasticcini? Ma via! Tutta quella paccottiglia lì la inventò la Cianciulli, proprio per “fare la pazza”, per rafforzare solo su di sé la responsabilità processuale di tre delitti compiuti al banale scopo di appropriarsi dei beni delle vittime. Sarebbe bastato farselo meglio, quel giretto sul web, chiamare la Armando, farsi spedire il libro: e si sarebbe fatto un signor pezzo. Ma oggi è così. Poco impegno, massimo risultato. Leonarda Cianciulli ringrazia commossa.

di Fabio Sanvitale