Mostro di Firenze e dna: a che gioco gioca la stampa?

Pochissime ore fa, interrogato per la prima volta formalmente da quando è indagato per i delitti del Mostro di Firenze, Giampiero Vigilanti si è avvalso della facoltà di non rispondere perchè, non essendo a conoscenza di quello che è stato raccolto contro di lui, non sarebbe stato un confronto ad armi pari. All’ex legionario viene contestato il concorso in tutti i duplici omicidi di questa storia, dal 1968 al 1985.

Ma questi sono giorni caldi anche per l’aspetto dna. In queste ore concitate, stanno uscendo notizie inesatte o errate sulle indagini genetiche. Vediamo di mettere ordine, visto che i maggiori quotidiani toscani stanno facendo un casino assurdo. Due giorni fa, ad esempio, Repubblica titolava: “Delitti del mostro, conferme dal dna”. Intendendo che nuove analisi avevano dato conferme alla pista dei Compagni di Merende, ma dimenticando (o fingendo di dimenticare) di aver scritto dieci anni fa (il 25 marzo del 2007) che le analisi erano già state fatte e i Compagni esclusi. Sì, le analisi di cui Repubblica s’è dimenticata sono state fatte nel 2004, quando la tecnologia del dna era ed è perfettamente matura come oggi, senza doverne fare di nuove adesso. 48 ore dopo si sono accorti dell’errore e hanno corretto on line.

articolo Selvatici 29.7.16

 

 

 

 

 

 

Pure La Nazione  sembra, incredibilmente, non saperlo affatto e titola: “Verità più vicina. Test del dna sul fazzoletto insanguinato”, sostendendo che sarebbe stato utile fare allora il test del dna a quei reperti, che invece è stato fatto solo adesso ed il risultato è top secret.  Ma è tutto un modo per creare attesa per inesistenti nuove analisi su quei reperti, come se fossero l’ultima membrana da abbattere per dimostrare chissà che. Quel dna ha già parlato e non ha detto niente di interessante. Rinfreschiamo la memoria ai colleghi: una quindicina di giorni dopo l’ultimo delitto del 1985, tre ragazzi vanno a Scopeti e il loro cocker s’infila in un cespuglio, trovando un fazzolettino di sangue intriso di sangue, un capello e un paio di guanti da chirurgo. Nel novembre successivo il professor Cagliesi esamina i reperti e dichiara che si tratta di sangue di gruppo B (che non è delle vittime o di Pacciani). Peraltro, il dna – che non c’era nel 1985- è stato poi fatto nel settembre 2004 dal genetista Ugo Ricci ed ha detto che il suo proprietario è originario o ha parenti in Bulgaria o Turchia, cosa che esclude Pacciani e i Compagni di Merende, toscani da sette generazioni.

Conclusione priva di senso de La Nazione:  “Quindi quel reperto ancora fresco in maniera agghiacciante portava la firma di uno dei complici che si era evidentemente ferito nelle concitate fasi della strage”. Ma anche no. Ne abbiamo parlato con la genetista Marina Baldi (nella foto), protagonista di tanti processi importanti. “Se anche il fazzoletto fosse stato trovato il giorno stesso del delitto non avrebbe detto molto… su Yara c’erano 200 capelli e peli che non hanno portato a nulla. Stiamo parlando, in entrambe i casi, di aree aperte con passaggio umano e spazzate dal vento, quindi potevano essere le tracce di chiunque”.  Riesaminate oggi, potrebbero dirci qualcosa in più? “Riesaminare nuovamente si può, se c’è ancora materiale utile, perché 13 anni dopo le analisi del 2004,  con i nuovi esami che abbiamo ora si possono sapere caratteristiche fisiche come il colore degli occhi, per quello che può servire”.

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Per quanto riguarda gli altri reperti: i guanti possono essere stati lasciati benissimo dal personale del 118, che ha una vera specialità, ancor oggi, nell’inquinare ogni scena del crimine. Sono in corso invece nuove indagini sulle buste con le quali pervennero tre minacciosi proiettili ai magistrati il 2 ottobre 1985. Anche qui è stato isolato un dna; staremo a vedere se dice qualcosa o è del solito mitomane. Piuttosto, non ci sono notizie dell’eventuale presenza di sangue sull’unico supporto che sarebbe davvero probante: la tenda dei francesi. Di sangue e non d’altro, visto che a mani nude quella tenda l’hanno maneggiata tutti, all’epoca. D’altronde, erano anni in cui la genetica forense non era patrimonio comune. Baldi: “Trovare una traccia ematica sulla tenda oggi sarebbe interessante, all’epoca non furono trovate ma d’altronde le tecnologie necessitavano di ampie quantità ematiche per essere rilevate”.

Scusate: così come in Procura pensarono a prendere il dna di Pacciani prima che finisse nell’ossario e come nel 2004 fecero il dna al fazzoletto -anche se non ci credevano- volete che non abbiano esaminato la tenda alla ricerca di sangue, in anni recenti? Lo diamo per scontato. Non dimentichiamo che sono 2 anni che Vigilanti viene interrogato ed è un fumatore… non ci voleva niente a prendergli un mozzicone e confrontare il suo dna con quello eventualmente trovato sulla tenda. E, se fosse coinciso eventualmente con quello, a quest’ora l’ex sergente della Legione sarebbe già in carcere. Ad oggi, comunque, nessuno gli ha prelevato il dna ufficialmente. Sta di fatto che la stampa toscana sta giocando con le provette solo per vendere copie. Sulle spalle del sospettato.

di Fabio Sanvitale