Mostro di Firenze, Vigilanti: “Mai parlato di Narducci”

E così, dopo aver dichiarato a “Giallo” che era in auto con Francesco Narducci proprio la sera del delitto di Calenzano (1981), Giampiero Vigilanti ha smentito tutto. Che succede?

Succede che una settimana fa aveva detto il contrario: e cioè che la sera del delitto Baldi-Cambi (avvenuto appunto a Travalle di Calenzano, il 22 ottobre 1981, numero 4 della serie del Mostro di Firenze; li vedete nella foto) lui era stato fermato mentre guidava, con accanto Francesco Narducci, il medico perugino morto nel Lago Trasimeno nel 1985 e a lungo sospettato di essere coinvolto nei delitti. Una bomba. A quanto sembra esiste anche il verbale di quel fermo, avvenuto alle 22 da parte dei carabinieri. Ad ogni buon conto, perché smentire?

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Nel 1981 stava nascendo lo SDI, il Sistema di Indagine interforze, la banca dati nella quale confluiscono tutte le informazioni a disposizione delle Forze dell’Ordine. La prassi di quell’era pre-informatica  (la stessa di oggi) è che, se viene fermato il guidatore, venga identificato anche il passeggero, anche se non ha commesso alcun reato. Dunque, se Vigilanti è stato davvero fermato quella notte e con lui c’era Narducci, questo dovrebbe risultare in qualche verbale dell’epoca (come affermano i colleghi di “Giallo”). Verbale che andava a costituire l’ “archivio-pattuglioni”, cartaceo.

Vigilanti e la sua auto, se c’erano, farebbero una bella differenza. Perché lui in quegli anni possedeva un’auto d’epoca, una Lancia Flavia molto riconoscibile, rossa con cofano e bagagliaio neri (nella foto, dal Gazzettino del Chianti). Auto che non collima però con quella vista, alle 00.30, da una coppia, Rossella P. e Giampaolo T.,  in via Mascagni (cioè non lontano dal luogo del delitto), quando evitarono d’un pelo il frontale con una vettura rosso sbiadito. Che, va detto, aveva a bordo un uomo solo, il cui identikit non assomiglia a Vigilanti ed era un’auto sportiva. Tenete conto che non sappiamo con precisione l’ora del delitto.

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Narducci, se c’era, farebbe una bella differenza. Perché non dovrebbe proprio esserci. E’ accertato dalla magistratura che, dal 16 settembre al 31 dicembre 1981, il medico si trovava negli Stati Uniti, a Philadelphia, in congedo straordinario per un corso di studi. A voler esser precisi, le cui lezioni si tenevano lunedì e mercoledì: ma non esisteva un registro delle presenze, per cui teoricamente sarebbe anche stato possibile, calcolati i tempi di volo e il fuso orario, trovare Narducci a Calenzano il 22 ottobre notte (che era un giovedì). D’altronde, non esiste nemmeno prova che abbia mai saltato una lezione, però…

Resta il fatto che Vigilanti ha smentito la bomba. E qui i casi sono due. O nell’intervista l’ha detto davvero e si è accorto ora dell’autogol, che è l’ipotesi peggiore; o non sa quello che dice, che è l’ipotesi migliore. Che abbia problemi di memoria l’avevamo già capito quando ha parlato del furto delle pistole, attribuendolo a settembre  2016. Abbiamo controllato: era il 2013.

Insomma, la vicenda diventa sempre più confusa. Il vostro cronista non vorrebbe essere nei panni del giudice Turco, titolare dell’inchiesta.

di Fabio Sanvitale