
di Valentina Magrin
7 LUGLIO 2010: viene presentata la consulenza tecnico-scientifica di Stefano Moriani (Istituto di Medicina Legale dell’Università La Sapienza di Roma), Luciano Garofano (ex comandante del Ris di Parma) e Marco Pizzamiglio (biologo del Ris di Parma): l’uccisione di Simonetta Cesaroni avvenne in seguito a un approccio sessuale consenziente. L’assassino diede un morso al seno della ragazza, la quale reagì con uno schiaffo provocando l’ira del suo aggressore. Sono 30 i colpi inferti, probabilmente con un tagliacarte: 6 al volto, 3 al collo, 7 al torace, 8 all’addome e 6 a livello genitale. L’unico Dna trovato sulla scena del delitto (sul corpetto e sul reggiseno di Simonetta) è riconducibile a Raniero Busco. Infine, dall’esame del contenuto gastrico della ragazza l’ora dell’omicidio è da collocarsi intorno alle 17.
19 LUGLIO 2010: I consulenti del Pm hanno confermato il segno di un morso compatibile con l’arcata dentaria di Busco nel seno sinistro di Simonetta Cesaroni.
Carella Prada,  il medico che effettuò l’autopsia sul corpo della vittima, ha così  ricordato: “Arrivai sul posto alle due di notte. Simonetta era riversa  in terra, supina. Aveva uno stato di rigidità estesa su tutto il corpo e  questo significava che erano passate diverse ore dalla morte”. Per  quanto riguarda le lesioni, “erano state provocate da una persona  sicuramente non mancina. C’erano lesioni anche a livello degli occhi; la  ragazza non era stata picchiata, ma le tumefazioni sulla parte destra  del volto erano state causate presumibilmente da uno schiaffo inferto  con la mano sinistra perché l’omicida probabilmente l’aveva minacciata e  aveva già impugnato l’arma, forse un tagliacarte. Chi la uccise  si mise anche a cavalcioni su di lei, e serrò le ginocchia per tenerla  ferma”. Per quanto riguarda la lesione sul seno Carella afferma: “Quella  lesione è assolutamente compatibile con l’omicidio e fu provocata  quando la ragazza era ancora viva”.
Al termine dell’udienza Raniero Busco ha parlato con i giornalisti ribadendo la sua innocenza.
Salvatore Volponi, ancora una volta, presenta un certificato medico e non depone.
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