Roma, 25 gennaio 2011
Sono state rinviate a giudizio 12 persone tra poliziotti, medici e infermieri per la morte di Stefano Cucchi, il ragazzo di 31 anni arrestato per droga nell’ottobre 2009 e morto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il processo inizerà il 24 marzo 2011 davanti alla Terza Corte D’Assise di Roma. Un tredicesimo indagato, funzionario del Dap, che aveva scelto il rito abbreviato, è già stato condannato a 2 anni di reclusione per abuso di ufficio.
Delle 12 persone rinviate a giudizio, 3 sono poliziotti. Sono accusati di lesioni e abuso di autorità. I 6 medici e i 3 infermieri dovranno invece rispondere di favoreggiamento, abbandono di persona incapace, abuso d’ufficio e falso ideologico.
LA STORIA: Stefano Cucchi viene arrestato da una pattuglia di carabinieri di Tor Sapienza alle 23.30 del 15 ottobre 2009. Il ragazzo è in possesso di stupefacenti. Viene messo in carcere e il giorno dopo viene convalidato l’arresto. Alle 13.30 del 16 ottobre Stefano viene affidato alla polizia penitenziaria. Poco dopo il medico del tribunale nota sul corpo del ragazzo varie contusioni ed ecchimosi alle palpebre. Alle 15.45 Stefano viene portato al carcere Regina Coeli. Passano poche ore e viene trasportato all’ospedale Fatebenefratelli dove gli vengono riscontrate ulteriori lesioni. In serata il giovane viene riportato in carcere e il giorno dopo viene trasferito all’ospedale Sandro Peritini, dove c’è un reparto per i detenuti. Stefano muore lì la mattina del 22 ottobre.
Le conclusioni della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario Nazionale hanno stabilito che la causa della morte di Stefano Cucchi è la disidratazione e il fatto che i medici del Sandro Pertini non si sono accorti delle sue condizioni.
“Non c’è motivo di rallegrarsi. Oggi comunque è stato messo un primo tassello per arrivare alla verità. Speriamo che quanto accaduto possa servire per migliorare il sistema giustizia del nostro Paese”. Sono queste le parole pronunciate da Giovanni Cucchi, il papà di Stefano, subito dopo la sentenza del Gup. “Vogliamo dire grazie a coloro che ci sono stati vicini – ha aggiunto – a cominciare dal Comune e della Provincia di Roma, dal presidente Fini, e dai parlamentari del comitato per Stefano. Ma riteniamo grave che tante istituzioni siano rimaste mute. Come l’ordine dei medici”.