Stefano Cucchi: ecco perché la perizia Introna non ha risolto nulla.

E’ stata una settimana tosta, quella appena passata, per il caso Stefano Cucchi. Prima l’esito della perizia Introna, voluta dal Gip per capire se e per cosa accusare i carabinieri; poi il deposito delle motivazioni d’appello del processo che ha nuovamente assolto medici e infermieri del “Pertini”. Cosa accadrà adesso? Vediamolo insieme.

Assegnata il 29 gennaio 2016, la perizia collegiale di Introna, Dammacco, D’Angelo e Andreula, depositata il 3 ottobre scorso, ha detto diverse cose:

  • Ecchimosi del volto: probabilmente sono stati dei violenti schiaffi.
  • Frattura della vertebra L3 : è la prima volta che altri periti ne confermano l’esistenza, finora l’avevano “vista” solo i periti dei Cucchi. Si parla anche della frattura recente (ha diverse infiltrazioni emorragiche) di S4: questa invece si sapeva. I periti dicono che entrambe possono essere dovute a una caduta, al violento impatto contro una parete o pavimento. Naturalmente, non hanno la macchina del tempo e non possono sapere se fosse una caduta accidentale o una colluttazione.
  • Restringono l’arco temporale in cui le lesioni si sono verificate alla permanenza di Cucchi nella caserma Appia.
  • Confermano il ruolo centrale della grande dilatazione vescicale (”vescica neurologica”) che il cadavere presentava. Dicono che può essere successo perché i nervi che regolano la vescica sono rimasti danneggiati nella frattura di S4, che ne ha bloccato la funzionalità. Aggiungono che in un soggetto cateterizzato la dilatazione non sarebbe dovuta nemmeno succedere. La vescica, gonfiandosi, avrebbe leso il nervo vagale, una terminazione importantissima che parte dal cervello, va fino all’addome e regola i battiti del cuore. Determinando la morte.
  • Infine, hanno un dubbio, questo: che a Stefano Cucchi siano stati somministrati farmaci che non andavano mischiati senza provocare, in un soggetto epilettico e tossicodipendente, effetti collaterali gravi.

Ora, capirete che già queste asserzioni –che vanno tutte a favore della parte civile- non sono roba da poco. Ma Ilaria Cucchi s’è infuriata lo stesso, perché poi le conclusioni sono state ben altre.

  • Infatti, hanno specificato che non c’è nesso sicuro tra le probabili percosse e la morte.
  • Poi come causa più probabile hanno parlato di epilessia. E no, non hanno mai scritto che Cucchi è morto sicuramente di questo. Hanno detto che è la causa più probabile, che è assai diverso (molti giornali hanno fatto le solite sintesi idiote).  Danno due ipotesi: inanizione e farmaci sbagliati che portano a morte epilettica (quindi responsabilità del personale medico); oppure, frattura S4/lesione nervo sacrale/da qui la vescica neurologica/che fa pressione sul nervo vagale/il quale agendo sul cuore provoca bradicardia (rallentamento del battito) e, in un quadro aggravato da inanizione, morte.

Proprio negli stessi giorni in cui la perizia Introna è stata depositata, sono state rese note le motivazioni con cui la Corte d’Appello di Roma ha assolto ancora i medici del Pertini, quest’estate:  i giudici scrivono che la sindrome da inanizione c’era, ma che era anche qualcosa di molto difficile da diagnosticare, non rientrando “nelle normali competenze di un medico”. Inanizione: a cui aveva dato un forte ruolo anche la perizia Cattaneo, nel primo Appello. Poi, hanno scritto una frase che farà discutere: Stefano Cucchi era a rischio di vita già da un mese, per cui anche intervenendo non lo si sarebbe potuto salvare lo stesso.

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Torniamo a Introna. Il problema sono le sue molte contraddizioni: nell’ultima pagina dice che non c’è nesso tra la frattura S4 e la morte, quando precedentemente ha detto il contrario. Oppure, dà l’epilessia come causa più probabile, ma nel contempo scrive che non ci sono “riscontri oggettivi” per questa tesi. O ancora, esclude il nesso tra le percosse e la morte, dopo aver però ristretto l’area temporale in cui le prime sarebbero avvenute (e quindi la vertebra rotta) alle ore nella caserma Appia.

Chi scrive ha trovato la perizia Introna un lavoro onesto quando conclude che non si capisce quale sia il motivo della morte: in questo i periti non hanno forzato, non hanno cercato di trovare a tutti i costi una risposta che non avevano. E guardate che non è rara come ammissione, in una perizia. Non siamo insomma d’accordo con Ilaria Cucchi, che vede “cortine di fumo” da parte dei periti e un “tentativo di scrivere la sentenza”: solo perché Introna doveva per forza essere d’accordo con lei? Questo è un caso in cui le cause della morte non si sanno ancora, dopo 7 anni. Non le sanno i medici e nemmeno le corti giudicanti, a meno che non vogliamo –ovviamente- credere al Grande Complotto di Stato.

Però è anche vero che la perizia Introna è sorprendente per le sue contraddizioni, per la mancanza di riferimenti bibliografici. Che mancano per un motivo semplice: perché non esistono al mondo. Non esistono studi o ricerche che dimostrino che chi si rompe la S4 può avere una dilatazione vescicale che conduce all’arresto cardiaco, anche perché, se fosse così, scusate,  gli ospedali sarebbero pieni di gente che cade sul sedere e muore.

Ma la perizia è sorprendente anche per la brevità delle conclusioni (nove decimi  di tutto il testo sono dedicati a riassumere le carte mediche esistenti sul caso) e per la sua scarsa argomentazione. Il risultato è, contemporaneamente, un assist alla difesa dei carabinieri e alla parte civile Cucchi. No, questa perizia non risolve nulla: e infatti ognuno se la tira dalla sua parte, trovandola utilissima. Così, l’avvocato Anselmo- difensore della famiglia Cucchi- vuole comunque portare i carabinieri a processo per omicidio preterintenzionale (volevano solo“dargli una ripassata” e ne hanno causato la morte). Dall’altra parte, i difensori dei militari si fanno forti di una perizia che non trova un nesso tra le possibili percosse e la morte.

E allora: il Gip chiederà un supplemento di perizia? Rifiuterà il testo e chiederà lo stesso l’incriminazione dei carabinieri? Lo accetterà e si va comunque a dibattimento? Non li incriminerà per omicidio ma solo per lesioni? Non è ancora finita: il 18 ottobre – quando il Gip deciderà- lo sapremo.

di Fabio Sanvitale