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di Simone Rinaldi (per contatti clicca QUI)
28 marzo 2014
Cos’è successo esattamente la mattina del 24 gennaio 2014 a Santa Margherita di Motta, frazione di Costigliole d’Asti? È questa la domanda che tutti, dalla famiglia di Elena Ceste agli inquirenti, si stanno facendo. La chiave di volta del mistero della scomparsa di questa madre di quattro figli è sicuramente lì, in quei pochi minuti di quel freddo mattino d’inverno. Scoprire la verità non è semplice: sono confusi i racconti di Michele Buoninconti, marito di Elena, ed altrettanto confusa sembrava la donna quella mattina e il giorno prima della scomparsa. Ma ci sono delle novità nelle indagini che gli inquirenti stanno conducendo sul mistero della scomparsa della casalinga 37enne.
Michele è l’unica persona che, vivendo assieme ad Elena, ha potuto ricostruire in maniera dettagliata gli attimi che precedono la sua scomparsa. Ma, se in un primo momento la versione fornita dall’uomo sembrava convincente, alla luce di altre testimonianze la sua posizione potrebbe cambiare. A far vacillare i suoi racconti sono gli orari da lui forniti: confrontandoli con quelli che dà la vicina di casa, Marilena, emergerebbe un altro scenario. E non solo: ci sarebbero anche le telecamere poste sulle pareti del palazzo comunale di Costigliole d’Asti a smentirlo.
Vediamo in cosa differiscono le due versioni.Michele racconta che quella mattina la moglie gli aveva chiesto di accompagnare i bambini a scuola. L’uomo sostiene di essere uscito di casa alle 8:10. Notoriamente Michele guida piano, in più quella mattina c’era nebbia. Attorno alle 8:20 – sempre secondo la sua ricostruzione – Michele aveva parcheggiato la sua auto in via Roma, poco distante dalla scuola dei bambini. Sceso dall’auto, aveva accompagnato la più piccola all’asilo. Dopodiché si era recato a chiedere un’informazione presso un ufficio comunale. Salito in auto, si era fermato davanti allo studio della guardia medica, dal momento che, prima di uscire, aveva manifestato ad Elena l’intenzione di portarla lì subito dopo il suo ritorno, vista la tormentata notte appena trascorsa dalla donna. Infine, aveva fatto ritorno a casa.
Secondo Michele, il suo rientro a casa avveniva intorno alle 8:30, 8:35 massimo. Accortosi di alcuni vestiti della moglie sparsi per il giardino e non trovandola in casa, l’uomo aveva quindi telefonato a Marilena, una loro vicina, alle 8:40 ,per chiederle se avesse visto Elena. Purtroppo nessuno l’aveva vista, tranne un’altra vicina che si trovava a passare di lì verso le 8:15, e che aveva notato Elena nel cortile di casa sua. Alle 9 Michele si era recato da Marilena chiedendole di aiutarlo nelle ricerche: lei avrebbe perlustrato la zona, lui sarebbe andato a Govone, residenza dei weekend dei genitori di Elena. Nel frattempo, secondo l’uomo, si erano fatte le 9:20. Invece, come accennavamo, stando al racconto di Marilena e ai filmati delle telecamere del palazzo comunale, gli orari in cui tutto ciò accadeva sono ben diversi da quelli indicati da Michele. Innanzitutto, il passaggio dell’auto di Buoninconti in via Roma è stato registrato alle 8:38, ora in cui Michele si sarebbe dovuto trovare già a casa, almeno secondo il suo racconto. Poi, Marilena ha precisato che l’uomo si sarebbe presentato da lei soltanto alle 9:30, e non alle 9 come da lui raccontato.
Questo cambia tutto. Circa il tempo trascorso dalla sua uscita al suo rientro a casa, com’è possibile che Michele abbia scambiato un quarto d’ora con almeno quaranta minuti? Possibile non rendersene conto? E poi, se alle 8:38 le telecamere hanno registrato il suo passaggio in via Roma, com’è possibile che l’uomo alle 8:40 – soltanto due minuti dopo – abbia telefonato alla vicina chiedendole dove fosse finita Elena? Se tutto ciò fosse confermato, la telefonata di Michele a Marilena sarebbe stata fatta in auto? Di certo in due minuti l’uomo non avrebbe fatto in tempo ad arrivare a casa, vista la distanza oggettiva.
Ma la versione di Michele differisce da quella di Marilena anche per altri dettagli. Michele ha dichiarato di aver trovato l’altra parte dei vestiti di Elena soltanto dopo essere stato dalla vicina, ossia verso le 9:15, prima di andare a Govone. Ed ha aggiunto che gli occhiali li aveva ritrovati soltanto verso le 12, dopo essere stato dai carabinieri per denunciare la scomparsa di sua moglie. Secondo Marilena, invece, quando l’uomo si era presentato a casa sua le aveva detto di aver già ritrovato sia i vestiti sia gli occhiali. Perché? Michele mente o, sconvolto, è confuso e davvero non ricorda con esattezza orari e spostamenti di quella mattina?
C’è anche qualcos’altro che non torna. Ricordiamo che Michele sin da subito ha raccontato che soltanto la sera prima della scomparsa della moglie si sarebbe accorto di quanto fosse turbata, di quanto fosse quasi in preda a un delirio. Erano i momenti in cui Michele apprendeva dalla donna della presenza di due uomini che la minacciavano con degli sms e con un video che comprometteva la sua immagine di mamma esemplare e moglie fedele. Invece, secondo il parroco del paese, Michele conosceva già da tempo l’inquieto stato d’animo della moglie, la quale, molto turbata, ad ottobre scorso si era recata proprio da don Roberto. Questi l’aveva rassicurata, e Michele, a qualche giorno dalla scomparsa di Elena, lo aveva ringraziato per la vicinanza che aveva dimostrato alla moglie mesi prima in quell’occasione. Perché, quindi, Michele sostiene che fino al giorno prima della scomparsa di Elena non si era mai accorto della sofferenza della moglie?
E mentre le indagini proseguono – sia don Roberto sia Marilena sono stati ascoltati in questi giorni dagli inquirenti, i quali man mano interrogheranno anche altre persone vicine ad Elena – dobbiamo ricordare che effettivamente qualcosa di spiacevole per Elena dev’essere successo proprio in quel mese di ottobre. È in quel mese, infatti, che su Facebook sarebbe iniziato a circolare quel video che tanto l’aveva sconvolta. Eppure i RIS, che in questi giorni hanno analizzato il computer di Elena, non hanno trovato alcuna traccia di questo filmato. Quel video circolava davvero oppure esisteva solo nella mente, forse turbata, di Elena? Gli uomini dai quali la donna aveva detto a Michele di essere minacciata possiedono un alibi di ferro per il giorno della sua scomparsa. Ciononostante, per svolgere gli accertamenti compiuti finora, la Procura ha dovuto aprire sin da subito un fascicolo per istigazione al suicidio. E a distanza di due mesi dalla scomparsa, a discapito di alcuni avvistamenti, poi rivelatisi inesatti, che volevano Elena a Torino, la donna ancora non si trova.
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