Caso Scazzi, Corriere Del Mezzogiorno: Nazareno Dinoi intervista Ivano Russo

ivano_russoAvetrana, 14 aprile 2011

«Cosa vogliono ancora da me? Quando tutti credevamo che Sarah fosse scomparsa, la mia vita e la mia casa erano costantemente sotto le lente, mentre non vedevo mai un carabiniere in via Grazia Deledda». Ivano Russo, 27 anni, reagisce così all’ultima convocazione degli inquirenti che gli hanno chiesto il prelievo salivare per la determinazione del Dna da comparare con le tracce trovate sul telefonino della ragazza uccisa il 26 agosto ad Avetrana. «Non è indagato e nemmeno sospettato», chiarisce subito il suo avvocato, Enzo Tarentini, la cui discreta presenza garantisce tranquillità al giovane che così accetta di farsi intervistare nel giorno in cui si è sottoposto all’esame del dna Cosimo Cosma, nipote di Michele Misseri.

Ivano , come ha accolto l’invito dei carabinieri?
«Con la solita calma perché non ho niente da nascondere. Quando mi hanno invitato in caserma non sapevo ancora cosa volessero da me, poi ho saputo del Dna: ci voleva questa notizia perché i riflettori tornassero a puntarmi. I media mi hanno cambiato la vita. Essere riconosciuto da tutti per uno come me che ama la discrezione, non è un bel vivere. Voi giornalisti mi perseguitate, addirittura i paparazzi mi vengono dietro, vorrei chiedere di lasciarmi in pace. C’è un limite a tutto. Sin dall’inizio sono stato al centro delle attenzioni anche dei magistrati. Nei giorni in cui tutti cercavamo Sarah, non sapendo che fosse morta, la mia vita era costantemente sotto al microscopio delle forze dell’ordine che mi spiavano e che son venute addirittura nel mio giardino danneggiando una tubatura. Nello stesso periodo non ho visto la stessa attenzione su via Deledda dove Sarah sarebbe stata uccisa».

Perché gli inquirenti sospettano di lei?
«L’ho già ripetuto, Sarah per me era una tenera amica poco più di una bambina e non sapevo quali fossero i suoi sentimenti sul mio conto. Questa è stata la mia unica colpa. Poi la storia del diario con quelle frasi di Sarah su di me. Quando Sabrina mi disse che non conveniva farle leggere ai carabinieri perché avrebbero potuto fraintendere, io ho acconsentito perché non volevo intralciare o dare false piste agli investigatori; col senno di poi avrei fatto bene a portare io stesso quel diario in caserma».

Di Sarah non sospettava i suoi sentimenti su di lei, ma di Sabrina?
«Quando me ne sono accorto ho subito messo il freno e sono stato chiaro con lei: amici e niente di più. Abbiamo litigato per questo e dopo la scomparsa di Sarah mi sono riavvicinato per non lasciarla sola. Era pur sempre una cara amica e sentivo che soffriva».

E in quelle sere passate in casa Misseri lei non ha mai notato niente di strano?
«Niente. L’ho già detto, se è vero che sono stati loro meritano l’Oscar. Se penso alla sua colpevolezza allora mi sento tradito, penso che Sabrina mi abbia preso in giro alla grande. In quei giorni tutta la famiglia Misseri mi è sembrata preoccupata per la scomparsa di Sarah e basta. Ricordo solo una volta in cui Michele Misseri era nervoso e preoccupato, era il giorno prima che lo interrogassero e arrestassero».

Sabrina era proprio innamorata di lei?
«Credo di sì, le piacevo, inutile nasconderlo. Da quando è stata arrestata non l’ho più sentita. Lei invece mi ha cercato attraverso sua sorella Valentina. Voleva sapere cosa pensavo del suo arresto. Valentina poi mi ha più volte mandato messaggi per convincermi a non credere alla colpevolezza della sorella. Comunque, anche se potessi non andrei a trovarla in carcere».

Nazareno Dinoi

Tratto da:

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO