di Daniele Spisso direzione@calasandra.it
In esclusiva per il sito internet “cronaca-nera.it”, pubblichiamo una intervista gentilmente concessa dalla persona che tra il 1974 ed il 1975 fu la migliore amica di Angela, la ragazza uccisa in via Caravaggio assieme al padre e alla matrigna. Per motivi di privacy, l’intervistata ha chiesto di mantenere l’anonimato (lasciando solo le iniziali puntate del suo nome e cognome); noi rispetteremo questa decisione, ringraziandola per la sua disponibilità, gentilezza e cortesia. Dopo 36 anni, questa intervista riveste un significato molto importante e può fornire suggerimenti utili sul caso.
Buongiorno M. L., La ringrazio per aver deciso di concedermi gentilmente questa intervista…
“Grazie a Lei”
Quando ha conosciuto Angela precisamente?
“Nel marzo del 1974. Io mi ero trasferita a Napoli da qualche mese. Non sono italiana e avevo preso residenza nel capoluogo partenopeo per motivi di lavoro che riguardavano me e la mia famiglia.”
Come ha avuto modo di conoscere Angela?
“Conobbi Angela frequentando un bar che si trovava in via Caravaggio, mèta di molti giovani residenti in zona. Infatti, come Angela, anche io presi casa in via Caravaggio. Scoprimmo di essere anche vicine di abitazione perché praticamente il mio palazzo si trovava di fronte al suo. Io ed Angela legammo bene, quasi da subito. Probabilmente per alcune nostre affinità di carattere. Lei era una ragazza molto matura e amava avere pochissime compagnie intorno. Come me.”
Vi vedevate spesso?
“Inizialmente solo un paio di volte alla settimana. Poi, con il passare del tempo, la nostra amicizia si è maggiormente intensificata e così iniziammo a vederci più spesso. Anche ogni giorno.”
Come trascorrevate il vostro tempo, in genere?
“Entrambe non amavamo avere molte compagnie intorno. Frequentavamo un gruppo di giovani che popolavano i bar della zona di via Caravaggio ma non c’era con loro un vero e proprio rapporto di amicizia. Il più delel volte, quindi, io ed Angela stavamo sole, per conto nostro. Passammo bellissimi pomeriggi insieme, recandoci spesso al centro di Napoli per fare shopping o per trascorrere spensieratamente le ore che avevamo a disposizione nella zona del lungomare, a Mergellina.”
Sui giornali del 1975, dopo la morte di Angela, fu scritto che lei aveva un fidanzato, tale Nicola. A Lei risulta che Angela fosse fidanzata, dal momento che eravate molto amiche e dal momento che passavate molto tempo insieme?
“No, assolutamente. A me non risulta che Angela avesse un fidanzato”
Quindi non aveva mai avuto modo di capire che nella vita di Angela ci fosse un legame sentimentale con un suo coetaneo?
“No, perché ci vedevamo quasi tutti i giorni e stavamo solo io e lei. E inoltre, come ripeto, Angela aveva sempre pochissime compagnie intorno. Quando andavamo insieme a Napoli, Angela cercava anzi di conoscere qualche suo coetaneo del quale potersi innamorare e con il quale poter iniziare una storia. Ricordo che quando capitava di organizzare una festa in casa sua, in genere eravamo soltanto io, Angela, il mio futuro marito e un amico di quest’ultimo. E anzi, capitò che Angela mi chiese di portare alle feste qualcuno per lei, perché Angela non aveva un partner per le feste o comunque qualcuno che occupava un posto speciale nella sua vita”
All’epoca girò voce che Angela aveva conosciuto una persona più grande di lei nel posto di lavoro presso il quale era impiegata (l’ex sede Inam di via Winspeare a Napoli; n.d.r.) e che forse questo qualcuno l’aveva importunata oppure le stava intorno. A Lei Angela confidò mai qualcosa in proposito?
“Si, negli ultimi tempi mi ero accorta che Angela era diventata un po’ meno serena. Mi accennò solo qualcosa però: mi confidò di avere qualche problema sul suo posto di lavoro e che c’era una persona che le stava sempre dietro, facendole ogni tanto delle avance”
Domenico Santangelo, che Lei ha avuto modo di conoscere frequentando Angela, era molto geloso di sua figlia?
“Si, il Santangelo era molto geloso nei confronti della figlia. Era un padre severo ed era molto attento alle compagnie che Angela frequentava. Un po’ la teneva sotto controllo, per così dire. Tant’è vero che spesso preferiva che Angela organizzasse feste in casa loro per incontrarsi con i suoi amici e le sue amiche. Spesso io ed Angela ci vedevamo di pomeriggio, quando il Santangelo in casa non c’era, e tornavamo entro sera, quando il padre di lei rientrava nell’abitazione. Forse anche per questo motivo Angela aveva pochissime compagnie intorno”
Sappiamo che l’assassino, prima di andare via, trafugò il diario personale di Angela dalla camera da letto della ragazza. Secondo Lei, perché lo fece?
“Conoscendo le sue abitudini, posso dire che Angela scriveva nel suo diario personale tutto ciò che la riguardava e tutto ciò che le capitava. Tutto. Ogni cosa sua personale. Secondo me in quel diario poteva esserci scritto un qualcosa che forse riguardava Angela e l’assassino”
Qual è la Sua ipotesi sull’assassinio di Angela?
“Non lo so, sinceramente. Penso però più ad una pista privata che ad una di affari. Io ho sempre avuto l’impressione che i familiari di Angela fossero alquanto benestanti e che non avessero problemi finanziari”
Secondo Lei si riuscirà ad arrivare alla verità, un domani?
“Penso di sì. Se qualcuno si deciderà a riaprire finalmente il caso e a cercare i reperti del delitto per trovare il DNA dell’assassino, sarà secondo me possibile risolvere questo inquietante triplice delitto”
Qual è il Suo ricordo più bello di Angela?
“Il suo sorriso soprattutto. Angela aveva un sorriso bellissimo. E il ricordo di quei bellissimi momenti insieme che abbiamo vissuto da grandi amiche durante quei nostri pomeriggi a Napoli”
Grazie…
“Grazie a Lei”
Leggi anche:
LA STRAGE DI VIA CARAVAGGIO A NAPOLI
STRAGE DI VIA CARAVAGGIO: IL CASO ZARRELLI, UN INNOCENTE ACCUSATO DEL MASSACRO
LA STRAGE DI VIA CARAVAGGIO: LE PISTE INVESTIGATIVE
LA STRAGE DI VIA CARAVAGGIO: QUANDO “TELEFONO GIALLO” PORTO’ IN TV LA STRAGE DI VIA CARAVAGGIO
LA STRAGE DI VIA CARAVAGGIO: LA PROCURA SA IL NOME DELL’ASSASSINO?
UN ASCIUGAMANO, UN BICCHIERE E DUE STRANI MOZZICONI DANNO UN NOME ALL’ASSASSINO DI VIA CARAVAGGIO