Via Poma: la verità del professor Nuzzolese sulla lesione al seno di Simonetta

fermacapelli

di Valentina Magrin

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8 maggio 2012

Emilio Nuzzolese, perito della difesa nel primo grado del processo a carico di Raniero Busco per il delitto di via Poma, ai microfoni di Radio Manà Manà ha voluto fare alcune precisazioni circa il suo operato, in particolare in riferimento alla lesione sul capezzolo sinistro di Simonetta Cesaroni. Identificata per molto tempo con un morso, questa lesione è stata una delle prove regine che in primo grado avevano contribuito a condannare Busco a 24 anni di carcere. Di contro, in Appello è stata messa in discussione dai periti nominati dalla Corte, portando all’inevitabile assoluzione dell’imputato.

Il sostituto procuratore e gli avvocati di parte civile si sono però dimostrati contrariati da quest’ultima maxiperizia, argomentando il loro disappunto con il fatto che nel pool di periti – guidati dal professor Cipolla D’Abruzzo – non vi fosse alcun esperto in odontoiatria forense. Al contrario, sempre secondo l’accusa, Emilio Nuzzolese – odontoiatra forense e consulente della difesa – nel precedente grado di giudizio non aveva mai messo in discussione l’origine di quella ferita sul capezzolo. Ed è proprio su questo punto che il professor Nuzzolese si è sentito in dovere di intervenire, precisando che quella sul seno di Simonetta è una lesione parziale, per questo non imputabile univocamente a una causa. Insomma, se anche fosse un morso, non ci sarebbero gli elementi sufficienti per collegarlo alla dentatura di Raniero Busco.

Nuzzolese, contrariamente a quanto sostenuto dall’accusa, non avrebbe mai fatto mistero di ciò: già in primo grado, infatti, il consulente aveva ipotizzato come possibile causa della lesione anche un fermacapelli trovato rotto sulla scena del delitto, accanto al corpo della vittima. Quest’oggetto dai dentelli appuntiti potrebbe, forse, avere più punti di compatibilità con la ferita rispetto a una dentatura. Nuzzolese ha difeso anche la competenza del collega Cipolla D’Abruzzo: i due, nei mesi in cui si è lavorato alla maxiperizia, si sono spesso confrontati, trovandosi d’accordo sotto molteplici punti di vista. Inoltre, il lavoro di Cipolla D’Abruzzo è correlato da una bibliografia ampia e aggiornata. Nessun dubbio, dunque, per Nuzzolese: con la sentenza di assoluzione per Raniero Busco è stata fatta giustizia.

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