La morte di Fortuna Loffredo. Quella mattina a Caivano, minuto per minuto.

Da dove hanno buttato Fortuna Loffredo? E’ fondamentale scoprirlo, se vogliamo sapere chi è l’assassino. Secondo noi dal tetto soprastante il 7° piano, che si trova nella parte destra dell’edificio. E vi spieghiamo per quali precisi motivi e cosa comporta per le indagini. Perché non ci sono molti punti da cui Fortuna Loffredo detta Chicca, 6 anni, può essere venuta giù, se studiamo la traiettoria di caduta. Cominciamo a ricostruire i minuti che hanno preceduto la sua morte.

I fatti: è il 24 giugno scorso e siamo a Parco Verde, un quartiere di Caivano, comune di 37.000 e passa anime del napoletano, di cui 6.000 vivono in questo comprensorio che di verde ha solo il nome. In realtà è una serie di palazzi scrostati, dove i bambini giocano in mezzo ai tombini aperti e mucchietti di siringhe. Dove la sera attraversi i corridoi condominiali con la torcia del cellulare. Le aiuole sono incolte, tutto ha un’aria provvisoria e abbandonata. Un posto dove abitano in tanti e in tanti vorrebbero andarsene via: quest’anno ci sono stati 20 attentati dinamitardi e 9 morti carbonizzati, mentre si calcola che le piazze di spaccio tra Parco Verde e Caivano siano una cinquantina.

mimmaAlle 11.15 Domenica Guardato (per tutti Mimma), che abita all’isolato 3, in viale Margherita, torna da Napoli con Chicca,6 anni, sua figlia. Ne ha altri due di figli, Mimma: Alessio, di 3 (avuto da Claudio Luongo), e Giovanni di 12 (stesso padre di Chicca). Le compra caramelle e patatine, salgono a casa, al sesto piano. La bambina si scioglie i capelli, beve un po’ d’acqua ed alle 11.30-11.40 dice alla mamma che sale di sopra, che va dall’amichetta Dora, al settimo. Indossa una canotta giallo fosforescente e dei pantaloncini uguali, ma con fiori colorati. Con lei salgono un cuginetto ed un altro figlio di Claudio. Cinque minuti e Chicca dice che le fanno male le scarpe, che vuole togliersele. Esce, mentre gli altri due bambini restano a casa Giglio. Ancora pochi minuti e il signor Massimo, che sta seduto col figlio su una panchina, per strada, sente un tonfo e si gira. Si avvicina, vuole sapere cos’è successo. Da sotto i portici del palazzo, nello stesso istante, sbuca Claudio, che è andato a riprendere Alessio all’asilo. Qui c’è il primo fatto strano: perchè da dove esce fuori Claudio non può aver assistito alla caduta della figlia. Eppure immediatamente urla insulti a Mimma, sa già che la bambina è caduta. Intanto Massimo ha raggiunto la bambina. Chicca è sdraiata sul marciapiede, faccia in terra. Sangue non ce n’è.  Massimo, preso dal panico, non chiama un’ambulanza, nonostante le fratture scomposte di Chicca siano visibili a occhio: il braccio destro è spezzato in più punti ed ha un aspetto deforme, i femori sono rotti. Ferma un’auto e via, all’ospedale. Intanto, sono le 11.50: dalla strada, dal citofono, tutti stanno già gridando a Domenica di scendere, che è successo qualcosa alla figlia. E’ mezzogiorno quando la bambina arriva al pronto soccorso dell’ospedale di Frattamaggiore. Domenica arriva un attimo dopo. Tutto inutile: alle 13.30 Loffredo Fortuna, detta Chicca, di anni 6, è dichiarata morta. Il caso esplode quando l’autopsia rivela che la bambina veniva violentata da molto tempo. E qui si apre tutt’un altro scenario. Fin qui, la storia.

E’ un incidente? No, perchè nel palazzo era morto, un anno prima, un altro bambino: Antonio Giglio, di 3 anni, che giocava alla Nintendo e s’era arrampicato sul davanzale di una finestra socchiusa, in casa, ed era scivolato giù. Da quel giorno, racconta il nonno, Chicca aveva un terrore totale di avvicinarsi alle finestre spalancate. Quella storia l’aveva davvero colpita, tanto più che Antonio era il fratellino di Dora, l’amica del cuore. D’accordo allora, niente incidente. Anche perchè ogni punto dal quale poteva essere scivolata ha balaustre alte o cancelli di accesso. Da dove è stata buttata Chicca, quindi? All’inizio circola voce che sia morta altrove e poi sia stata portata sotto, sul marciapiede. Ma più di un testimone ha sentito il tonfo. E, sembra incredibile, ma è possibile cadere dall’alto e non perdere una goccia di sangue: dipende da come si cade.   Un ragazzo di 16 anni, l’anno scorso, a Roma, si suicidò gettandosi da 18 metri e non c’era sangue sull’asfalto. Nelle precipitazioni, infatti, le fratture e le emorragie sono prevalentemente interne, a meno che non si cada sulla testa. E comunque, su Chicca l’autopsia ha trovato fratture tipiche da precipitazione, evidenti. Per ucciderla di botte altrove e procurarle le stesse fratture ci sarebbero dovuti passare sopra. No, scartiamo. E quella mattina Chicca è stata lanciata viva, questo è certo: alla Tac risulta dall’esame del pneumotorace. Domani vedremo da dove venne lanciata. 

di Fabio Sanvitale