Mostro di Firenze = Zodiac, una storia di inesattezze, suggestioni e forzature

Francesco Cappelletti (nella foto in basso), blogger e scrittore, è uno dei migliori esperti italiani sul Mostro di Firenze. Anche con lui discutiamo della notizia secondo la quale Giuseppe Bevilacqua avrebbe confessato di essere il serial killer Zodiac; e di come il giornalista Francesco Amicone ritiene che Zodiac sia anche il MdF (qui l’opinione del criminologo Ruben De Luca).

Francesco, Amicone si chiede perché né le finte coppiette, né i blocchi stradali, né i cartelli di allerta o le indagini abbiano fermato il MdF. E ne deduce che solo un assassino con esperienza militare –come Bevilacqua- avrebbe potuto reggere il gioco. Tu che ne pensi? “In effetti la lucidità, la prontezza e la freddezza con cui pare abbia affrontato taluni imprevisti fanno pensare proprio ad una preparazione militare. Non escludo però studiasse doviziosamente le sue aggressioni”.

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Parliamo di come il giornalista affermi che uno dei Compagni di Merende, Mario Vanni, avesse già da tempo fatto capire che il vero MdF era un americano. È il 30 giugno 2003, quando Lorenzo Nesi va a trovare il suo amico Vanni in carcere. Ormai è già condannato con sentenza definitiva. Qui nomina per la prima e ultima volta un personaggio misterioso, il “nero Ulisse”. Che ne pensi e cosa puoi dirmi delle condizioni mentali di Vanni in quel periodo? “Guarda, Vanni nel 2003 non stava affatto bene. Nino Filastò, il suo avvocato, ricorda che ogni volta che andava a trovarlo, Vanni gli chiedeva quando gli avrebbero fatto il processo…”.

In effetti, proprio l’anno dopo gli sospenderanno la pena per le sue condizioni di salute. “Già nel febbraio del 1997, una consulenza tecnica svolta dal dr. Massimo Marchi dà atto di una consulenza svolta dalla dr.ssa Paola Pagnini che rileva come Vanni “è affetto da un deterioramento mentale di grado lieve moderato, da “verosimile encefalopatia ‘vascolare cronica, unitamente a un disturbo depressivo“. Il dr Marchi nella consulenza afferma: “Nel settembre scorso il paziente ha avuto verosimilmente un lieve ictus ischemico verosimilmente in relazione ad una certa vasculopatia cerebrale parafisiologica.” Sul diario clinico del centro clinico carcerario Don Bosco sono annotate: una visita psichiatrica del 6 ottobre 2000 (in cui il medico rileva “lo stato di coscienza appare ipovalido alternando momenti di lucidità a momenti di (?)… di difficile comprensione … Si evidenziano lacune mnesiche rispetto a quelle a lungo termine”) e una del 2 febbraio 2001 (in cui il consulente psichiatra rileva “generale decadimento di tutte le funzioni cognitive”)”.

C’è anche da dire che sostenere, come fa Amicone, che Ulisse non può essere un’invenzione perché è un soprannome troppo diverso da quelli toscani, è davvero sconcertante. E poi, in quella conversazione Vanni riesce a dire tutto e il contrario di tutto: prima che il MdF è Pacciani, poi che è Ulisse, poi che quest’ultimo sta in America e che la pistola l’ha data al Procuratore… “La conversazione in carcere con Lorenzo Nesi del 30 giugno 2003 è a dir poco esilarante nella sua tragicità. Mario Vanni risponde con mugugni, mezze conferme, ripetendo sempre l’ultima parte della domanda del Nesi. Pare assecondi l’amico in ogni sua richiesta, non riuscendo a fare diversamente. Vanni parla comunque di un “Ulisse nero”, “un negro”. A quel che mi risulta la persona emersa in questi giorni non è affatto di colore”.

Non solo è bianco come un foglio di carta, ma anche i testimoni americani che videro Zodiac riferirono sempre di un bianco, quindi non si capisce che c’entra Ulisse. Comunque, Amicone sostiene anche che Zodiac e il MdF sparavano alle vittime senza prendere di mira parti precise del corpo e ritiene la tecnica di sparo una firma. Premesso che in criminologia la” firma” è completamente un’altra cosa e quindi il termine è usato a caso, a me sembra, invece, che il MdF prendesse una mira precisa a tronco e testa. “Sono molto d’accordo. Le ferite d’arma da fuoco prodotte da lui raggiungono sempre organi vitali in modo da immobilizzare immediatamente la vittima”.

Il giornalista sostiene che “Zodiac e il Mostro prediligono usare nei propri delitti scarponi militari” e dunque anche questo riporterebbe a Bevilacqua. Vero per Zodiac, ma poi scrive dell’impronta “degli anonimi scarponi tecnici trovata a Calenzano, in Italia, dodici anni più tardi” della stessa taglia di Zodiac. Forse Amicone non sa che a Calenzano si scoprì che l’impronta però era di un militare“Esatto. Si trattava dello scarpone di un carabiniere (che fu linciato)”. Quindi, ciccia.

Altra prova. Zodiac sarebbe ossessionato dall’acqua e prova della sua identificazione col MdF sarebbe che, arrivato in Italia, ucciderà sempre vicino a corsi d’acqua: la cosidetta “Teoria dell’acqua”. “Sì, è una circostanza che ricorre in quasi tutti gli omicidi, ma del resto la campagna toscana è attraversata da torrenti, fiumiciattoli e piccoli borri. Mi pare una coincidenza su cui non valga la pena perdere tempo”.

Ti vedo scettico. “Sono scettico davanti a questo genere di “scoop”; ciclicamente esce fuori un nuovo “Mostro di Firenze” e certa stampa non si preoccupa di verificare la notizia neppure da lontano. Credo siano finiti i tempi in cui chiunque possa autoaccusarsi d’essere un assassino (o d’aver partecipato a taluni omicidi). Imporrei che chi voglia autoaccusarsi di 18 duplici omicidi debba perlomeno consegnare l’arma con cui li ha commessi, se vuol essere ascoltato”.

di Fabio Sanvitale