Melania Rea: a un anno dalla scomparsa onlus e fiaccolata

 

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di Valentina Magrin direzione@calasandra.it

18 aprile 2012

Esattamente un anno fa, il 18 aprile 2011 intorno alle 14.15, Melania Rea usciva di casa e non vi avrebbe più fatto ritorno. Il suo corpo sarebbe stato trovato 2 giorni dopo in un bosco a Ripe Di Civitella (Teramo). Attualmente è in carcere, accusato dell’omicidio, il marito Salvatore Parolisi, trentaquattrenne caporal maggiore dell’esercito. L’uomo si professa innocente ed è sottoposto a giudizio con rito abbreviato.

Quest’oggi, però, le accuse e le chiacchiere che hanno circondato quest’anno di indagini lasciano il posto al silenzio e al ricordo di questa giovane mamma strappata brutalmente alla vita: «Vogliamo che sia il giorno del silenzio – ha detto Michele Rea, il fratello di Melania – vogliamo solo ricordare Melania, il suo sorriso». Per questo, stasera a Somma Vesuviana (Napoli), paese d’origine di Melania, nella Chiesa di San Giorgio Martire sarà celebrata una messa e a seguire ci sarà una fiaccolata che attraverserà le strade principali del paese.

Nel corso dell’evento verrà anche proiettato un video e verrà annunciata la nascita dell’associazione onlus “Melania Rea”: «Sarà un’associazione che dirà no alla violenze sulle donne, sì ai diritti dei minore, che dirà no agli assassini liberi e sì alla certezza della pena – ha spiegato il fratello di Melania – vogliamo stare vicino a tutti coloro che subiscono questo dolore e fare in modo che non accada più, a nessuno. Perché, poi, alla fine, succede che anche quando si trova il colpevole, dopo poco tempo torna ad essere libero. E alle vittime nessuno restituisce la vita».

Un’altra vittima di questa vicenda è senza dubbio Vittoria, la bimba di quasi 3 anni di Melania e Salvatore Parolisi «Diventa sempre più difficile – dice Michele – perché sente la mancanza della mamma, perché Vittoria inizia a fare domande e perché noi presto saremo costretti a raccontarle una bruttissima storia». E come spesso accade in queste storie, all’interno della famiglia della vittima quello che prevale è «La sensazione di impotenza […] per non essere riusciti ad evitare tutto quello che è successo, per non aver capito in tempo, per non essere riusciti a fare in modo che Melania fosse ancora viva, sensazione, questa, che fa male, tanto. E che non dà tregua, neanche per un secondo».

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