di Daniele Spisso
Gli artisti non muoiono mai: anche quando non ci sono più, lasciano sempre dietro di loro tracce indelebili della loro arte, del loro modo di comunicare con il pubblico attraverso la sensibilità e la grandezza che ha caratterizzato la loro professione. Mai come nel caso della cantante Graziella Franchini (nome d’arte di “Lolita” – che è morta nel 1986, a soli 35 anni) può essere considera vera questa constatazione: della generazione di oggi, purtroppo, sono in pochi a sapere di lei, perché la sua epoca artistica d’oro è stata quella che va dalla seconda metà degli anni ’60 alla prima metà degli anni ’70. E forse, ingiustamente, sono pochi quelli che si ricordano oggi di lei pur avendo vissuto la propria giovinezza e i propri amori anche con le canzoni del suo repertorio. Ma chi l’ha conosciuta e chi ha potuto lavorare con Graziella Franchini, ci ha fatto scoprire (attraverso preziose testimonianze dirette a noi giunte in tutti questi anni) una persona molto dolce, molto generosa e che assolutamente nessuno poteva mai considerare una propria nemica.
Graziella “Lolita” era una ragazza che sapeva farsi volere molto bene, che andava d’accordo con chiunque e che mostrava sempre massima disponibilità verso gli altri. E naturalmente era una cantante dalle grandi possibilità: aveva una bellissima voce e le sue parole in musica regalavano sensazioni forti, emozioni davvero speciali. Ha iniziato la sua carriera con esibizioni in provincia (in Lombardia soprattutto) e, grazie alla sua bellissima voce e alla sua incantevole presenza, è approdata in breve tempo al Festival della canzone di Pesaro (vincendolo), al Festival di Zurigo (vincendo anche questo, nel 1967, con “La mia vita non ha domani” – un titolo che sembra quasi un tragico segno del destino per la brutta piega che prenderà la sua vita dopo circa 20 anni), in tv con Carosello e infine alla trasmissione del 1969 Un disco per l’estate, trionfando con il pezzo che forse è rimasto quello più famoso tra i vari da lei eseguiti e cioè “L’ultimo ballo d’estate”. Ha ormai raggiunto l’apice del successo quando, nel 1973, le si presenta l’occasione e la fortuna di essere lanciata nel settore della grande musica nazionale con una partecipazione al Festival di Sanremo. Il brano con il quale “Lolita” arriva allo spettacolo è “Innamorata io?” ma purtroppo la canzone viene bocciata dalla giuria e non gareggia alla serata finale.
È l’inizio di un ingiusto declino artistico che farà scomparire Lolita dal panorama musicale italiano per più di un decennio. All’inizio degli anni ’80 si trasferisce in Calabria, a Lamezia Terme: prima va ad abitare in un albergo e poi prende in affitto una villetta nel residence turistico La Marinella, che si affaccia sulle spiagge locali di fronte al mar Tirreno. Qui, Graziella Franchini cerca di riprendere la sua carriera artistica e inizia a esibirsi in spettacoli musicali organizzati nelle piccole località calabresi vicine. È sempre molto puntuale sul lavoro e vi si dedica con impegno.
La sera del 27 aprile 1986, Lolita è attesa per uno spettacolo canoro organizzato presso una località non molto distante da Lamezia Terme, dove lei risiede da circa 6 anni. Ma, con grande sorpresa di tutti (a cominciare naturalmente dal suo impresario), non si presenta all’appuntamento e non dà notizie di sé per giustificare la propria assenza. Le persone che lavorano con Lolita iniziano a cercarla già l’indomani: telefonano nella sua villetta del residence La Marinella ma non risponde nessuno; si presentano direttamente presso l’abitazione ma non ottengono risposta quando bussano alla porta d’ingresso. La situazione inizia a farsi preoccupante: per chiedere aiuto, i diretti interessati si rivolgono anche al dottor Michele Roperto, un ginecologo calabrese che conosce Graziella “Lolita” Franchini da un po’ di tempo: prima l’ha avuta come paziente del proprio studio medico, poi tra loro è iniziata un’intensa relazione. Alla fine un amico di Graziella, Italo Montesanti, decide di recarsi di persona presso il residence e di vedere se è possibile accedere all’abitazione della cantante tramite un balcone o una finestra.
Montesanti giunge sul posto e, superata una siepe nel parco del residence, scavalca il piccolo balconcino-terrazzo della casa. Nota che la finestra antistante è aperta: entra. A mano a mano che procede nell’abitazione, si accorge che il televisore è acceso e che in camera da letto, su un mobile laterale, c’è un vassoio con i resti di una prima colazione. La porta d’ingresso, invece, è chiusa a chiave dall’interno. Nelle altre stanze non viene notato nulla di particolare. Ma è nel bagno di casa che Italo Montesanti fa la tragica scoperta: ai piedi della vasca, stesa sul pavimento, c’è Graziella “Lolita”, morta. E’ seminuda ed ha il viso e il corpo completamente sfigurati da lesioni da taglio e segni contusivi. Accanto al cadavere, un bottiglione di vetro, con il “collo” spaccato. Naturalmente, tutt’intorno, tanto sangue. Ecco perché Graziella non si era presentata al suo appuntamento di lavoro, ecco perché non aveva dato più notizie di sé, ecco perché non rispondeva al telefono e alla porta di casa. È stata uccisa: aggredita e assassinata nella stanza da bagno della sua abitazione mentre era seminuda e dopo che aveva terminato di fare colazione dinanzi ad un televisore acceso. Attaccata con un corpo contundente e con un bottiglione di vetro, che le hanno provocato lesioni orribili in punti vitali del corpo, fino a provocarne il decesso.
Chi ha compiuto il delitto potrebbe essere entrato nell’abitazione attraverso la finestra del balconcino, lasciata aperta dalla cantante al momento del risveglio mattutino (il giorno 27 aprile), aggredendola di sorpresa mentre lei, seminuda, si apprestava a utilizzare il bagno di casa. Il medico legale, che era già intervenuto sulla scena del delitto, in sede autoptica nota che Graziella non presenta segni da difesa agli arti superiori. Questa constatazione tecnica spinge gli inquirenti titolari dell’indagine a formulare un’ipotesi ben precisa: probabilmente, Graziella “Lolita” Franchini non è stata aggredita e uccisa d’improvviso da una sola persona penetrata in casa sua, ma almeno da due. Una la teneva ferma, l’altra la colpiva. In questo modo, infatti, per la vittima sarebbe stato impossibile difendersi.
Ma chi è stato? Chi può aver compiuto un delitto tanto orribile ai danni di una persona come Graziella, che nemici non ne aveva? E perché è successo, soprattutto? Gli inquirenti iniziano a ricostruire la vita di Graziella “Lolita” Franchini da cima a fondo e scoprono della sua relazione con il ginecologo Michele Roperto. Roperto viene subito interrogato, ma è presto scagionato dalla lista dei sospettati: anzitutto non ha un movente, perché la relazione tra lui e Graziella andava avanti senza contrasti. Inoltre, non avrebbe avuto motivi per intrufolarsi di nascosto all’interno dell’abitazione della Franchini (eventualmente con un complice, poi) e colpirla d’improvviso, alle spalle. Inoltre il 26 aprile, il giorno prima del delitto, Roperto e la cantante avevano trascorso insieme la serata e tutto tra loro è andato bene. E allora? quali altre piste possono essere battute? CONTINUA…
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