di Erika Crispo
“Ho preso i vestiti di Sarah dopo aver gettato il cadavere nel pozzo quando ce ne siamo andati“. Ancora una volta Michele Misseri ha commesso una gaffe, si è “tradito” parlando al plurale, come se qualcuno lo avesse aiutato a occultare il corpo della nipote. E non è la prima volta che lo fa. È successo anche nell’udienza del 5 dicembre e nel corso di precedenti interrogatori prima del processo.
Michele ha provato a giustificarsi dicendo che non riesce a distinguere bene tra singolare e plurale perché ha una conoscenza limitata della lingua italiana, ma questa scusa non regge, anche alla luce del fatto che in altre occasioni ha dimostrato di saper utilizzare correttamente una volta l’uno e una volta l’altro. Se Michele, dunque, sta mentendo per cercare di salvare dal carcere moglie e figlia, sta solo peggiorando la loro situazione.
Anche nel corso della 32esima udienza infatti – incentrata sul controesame da parte dell’accusa – gli sono state contestate, da parte del pm Mariano Buccoliero e del procuratore aggiunto Pietro Argentino, altre incongruenze tra quanto detto in aula e quanto dichiarato nei precedenti interrogatori.
Tra i vari punti contestati dall’accusa:
– il fatto che nel memoriale scrive di aver riferito al fratello Carmine della scomparsa di Sarah in una telefonata effettuata lo stesso 26 agosto, mentre in un precedente interrogatorio aveva detto di aver informato il fratello la mattina successiva
– nell’interrogatorio reso tra il 6 e il 7 ottobre 2010, quando ha ammesso di aver ucciso Sarah, Misseri aveva dichiarato di essersi occupato subito di gettare in un cassonetto le infradito insieme alla corda utilizzata per il delitto. Nel memoriale, invece, afferma che le scarpe e la corda erano rimaste nel garage e che successivamente le aveva recuperate. In alcuni interrogatori ha parlato anche del fatto di aver rimesso le scarpe a Sarah in campagna quando l’aveva rivestita.
Michele Misseri si è anche reso protagonista di un episodio particolare, che sfocia quasi nel grottesco. Mentre il pm Buccoliero cercava tra i verbali il contenuto di un’intercettazione, il contadino ha tirato fuori dalla tasca una corda e si è alzato in piedi per mimare qualcosa, presumibilmente lo strangolamento di Sarah, addirittura alludendo al fatto che potesse trattarsi di un pezzo della corda incriminata. Allora il presidente della Corte Rina Trunfio ha richiamato il teste ammonendolo perché non gli era consentito parlare a ruota libera trattandosi di un controesame e non di dichiarazioni spontanee. Lo ha quindi invitato a riporre la corda al suo posto e Misseri l’ha rimessa nella tasca della giacca.
Il contadino ha poi ribadito le accuse contro il suo primo avvocato Daniele Galoppa e la criminologa, allora consulente della difesa, Roberta Bruzzone (qui l’intervista pubblicata sul sul nostro portale). Li accusa di averlo indotto ad addossare la colpa dell’omicidio sulla figlia Sabrina, che si trovava in aula insieme alla madre Cosima Serrano. Le due donne sono accusate di concorso in omicidio volontario e sequestro di persona e, in correità con Michele, di soppressione di cadavere. Ad assistere alla 32esima udienza anche la madre di Sarah, Concetta Serrano Spagnolo.
Misseri, rispetto alla sicurezza mostrata quando è stato interrogato dall’avv. Fausto Coppi, difensore di Sabrina, è apparso provato dal lungo interrogatorio e dalle domande incalzanti dell’accusa, rispondendo in più occasioni “non ricordo”.
Il contadino, verso la fine del controesame, si è anche commosso, ha pianto e ha detto: “Chiedo perdono a tutti, anche alla mamma di Sarah che io non ho voluto mai contraddire perché dopo tutto ha perso una figlia. Io sto nei panni suoi. Io non ho mai commentato contro di lei”.
L’udienza di oggi sarà sostanzialmente tecnica. Verranno formalizzate alcune richieste di integrazione probatoria. Dopo la pausa per le festività natalizie, il processo riprenderà l’8 gennaio 2013.