Sarah Scazzi, a un passo dalla sentenza: le richieste dell’Accusa

tribunale tarantodi Valentina Magrin direzione@calasandra.it

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06 marzo 2013

 

Due giornate molto importanti, il 4 e 5 marzo, per il processo per l’omicidio di Sarah Scazzi. Si è infatti conclusa la requisitoria della Pubblica Accusa e sono state rese note le richieste di condanna per i 9 imputati.

 

Lunedì il pm Mariano Buccoliero si è concentrato sulle fasi del delitto e sulle innumerevoli versioni dei fatti fornite da Michele Misseri. A proposito di queste ultime, il pm ha sottolineato l’assoluta inverosimiglianza della tesi auto-accusatoria, dal momento che Michele non ha mai fornito una spiegazione di come e perché avrebbe ucciso Sarah: “Una corda c’era in garage, ma è rimasta sul trattore – spiega Buccoliero – In garage c’era una sola cintura ma era troppo larga per essere l’arma del delitto, e peraltro non è stata trovata alcuna traccia dai Ris. La storia del compressore sul quale sarebbe caduta Sarah mentre veniva strangolata è una barzelletta: anche lì nessuna traccia”.

E ancora: “Lui parla per la prima volta di una cintura il 5 novembre 2010, ma della cintura quale arma del delitto si viene a sapere come procura solo il 12 novembre. Misseri dice addirittura di averlo saputo dal suo avvocato Daniele Galoppa e dalla consulente Roberta Bruzzone e che quest’ultima gli avrebbe mostrato le foto dell’autopsia, che invece non erano state ancora depositate in procura”.

 

Inoltre, Michele non può aver occultato il cadavere da solo: troppo difficile infilarlo all’interno del pozzo di contrada Mosca. L’uomo, sempre secondo l’Accusa, sarebbe stato aiutato da due persone, il fratello Carmine Misseri e il nipote Cosimo Cosma.

 

sabrinaMa facciamo un passo indietro, e torniamo al momento del delitto. Secondo la ricostruzione del pm Buccoliero, quel 26 agosto 2010 Sarah arriva a casa Misseri intorno alle 13.50. In quel mentre Sabrina è in veranda, mentre Michele, che poco prima era in cucina, scende in garage. Sarah e Sabrina hanno un’accesa discussione, probabilmente relativa a delle dinamiche interne alla loro compagnia, che Sarah avrebbe “spifferato” in giro. Duramente rimproverata dalla cugina, Sarah esce da casa Misseri, imbocca via Deledda e inizia a ripercorrere a piedi la strada verso casa.

 

In questo frangente viene vista dal fioraio Buccolieri, che un attimo dopo assiste al “rapimento” da parte di Sabrina e Cosima: “Se Cosima è uscita e ha preso l’auto per riprenderla – ha detto il pm – vuol dire che era necessario impedire che Sarah tornasse a casa e raccontasse le ragioni del litigio e di tutto ciò che era accaduto in casa Misseri. Qualcosa di grave, legato allo stato di tensione tra le due cugine”. A scatenare la furia omicida non sarebbe solo il fatto che Sarah abbia fatto circolare la voce del rapporto intimo tra Sabrina e Ivano Russo, ma la paura che possa raccontare anche altro.

 

Il pm, infatti, ha letto in aula alcuni sms tra Sabrina e Ivano, dai quali emerge il contesto scabroso intorno al quale ruotava quella compagnia di  ragazzi di Avetrana. Sarah, ricordiamolo, era la più giovane del gruppo, la più ingenua, quella che forse si sarebbe lasciata sfuggire una parola di troppo su quei giochi erotici, quegli “spogliarelli maschili con paghetta” che avrebbero messo in imbarazzo e in cattiva luce gli amici più grandi.

 

Alle 14.10, quindi, Sarah viene riportata di forza in casa Misseri e qui, in una stanza (ancora non nota),  tra le 14.18 e le 14.23 viene uccisa dalla zia e dalla cugina unite da “una comune volontà omicida”. Subito dopo il corpo della quindicenne viene portato nel garage e caricato nel bagagliaio dell’auto di Michele, che con la moglie decide il da farsi, mentre Sabrina va incontro a Mariangela Spagnoletti, l’amica che nel frattempo è arrivata a prendere lei e Sarah per andare al mare.

 

Finalmente ieri alle 18.15, al termine del quarto giorno di requisitoria nell’aula della Corte di Assise di Taranto, il pm Mariano Buccoliero ha rese note le richieste di condanna dell’Accusa, tanto pesanti quanto prevedibili, almeno per le due maggiori imputate che secondo il pm hanno ucciso per “motivi abietti”:

 

cosimaCOSIMA SERRANO – (accusata di concorso in omicidio volontario, concorso in sequestro di persona, concorso in soppressione di cadavere, concorso in furto aggravato) ergastolo con isolamento diurno per sei mesi, interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale e decadenza della potestà genitoriale; pubblicazione della sentenza di condanna mediante affissione nei Comuni di Taranto e di Avetrana, nonché sul sito internet del Ministero della Giustizia per 30 giorni.

 

SABRINA MISSERI –  (accusata di concorso in omicidio volontario, concorso in sequestro di persona, concorso in soppressione di cadavere, concorso in furto aggravato e calunnia) ergastolo con isolamento diurno per sei mesi, interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale e decadenza dalla potestà genitoriale; pubblicazione della sentenza di condanna mediante affissione nei comuni di Taranto e di Avetrana, nonché sul sito internet del Ministero della Giustizia per 30 giorni.

 

MICHELE ANTONIO MISSERI – (accusato di concorso in soppressione di cadavere, danneggiamento seguito da incendio, furto aggravato)  nove anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale e sospensione della potestà genitoriale per la durata della pena; non doversi procedere per il reato di danneggiamento, così derubricato dall’imputazione originaria, per difetto di querela; a pena espiata, un anno di libertà vigilata.

 

CARMINE MISSERI – (accusato di concorso in soppressione di cadavere)  otto anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale e sospensione della potestà genitoriale per la durata della pena; a pena espiata, un anno di libertà vigilata.

 

COSIMO COSMA – (accusato di concorso in soppressione di cadavere) otto anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici, interdizione legale e sospensione della potestà genitoriale per la durata della pena; a pena espiata, un anno di libertà vigilata.

 

VITO RUSSO JUNIOR – (accusato di intralcio alla giustizia e favoreggiamento personale) tre anni e sei mesi di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, interdizione dall’esercizio della professione per la durata della pena.

 

ANTONIO COLAZZO – (accusato di favoreggiamento personale) tre anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

 

GIUSEPPE NIGRO (accusato di favoreggiamento personale) tre anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

 

COSIMA PRUDENZANO – (accusata di favoreggiamento personale) tre anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.

 

La Procura ha anche chiesto alla Corte d’Assise la trasmissione degli atti al proprio ufficio nei confronti di otto testimoni “per evenutali profili di illiceità penale nelle loro deposizioni”. Si tratta di Ivano Russo, Alessio Carlo Pisello, Anna Scredo, Giuseppe Olivieri, Anna Lucia Pichierri, Giuseppe Serrano, Salvatore Serrano ed Emma Serrano. Per tutti loro il rischio è di essere incriminati per falsa testimonianza.

 

Il prossimo 11 marzo si tornerà in aula e, questa volta, a parlare saranno le parti civili.

 

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